Dopo diciannove anni Giuseppe Guzzetti lascia il timone dell'Acri, l'associazione delle fondazioni bancarie, nelle mani di Francesco Profumo. L'ex ministro dell'istruzione e attuale presidente della Compagnia Sanpaolo è stato eletto ieri all'unanimità dall'assemblea per il triennio 2019-2021.
Tre i punti del programma anticipati dal neopresidente: il primo è «il rapporto con le istituzioni a livello locale e nazionale», poi indica «il rafforzamento dei presìdi di partecipazione e condivisione interni alla nostra associazione» e per terzo ricorda la mozione finale del congresso di Parma del 2018. «In essa sono stati delineati alcuni precisi impegni che rappresentano un elemento di continuità e, al tempo stesso, una responsabilità che ci viene affidata per il nostro sviluppo futuro». In cima all'agenda di lavoro: il rapporto con il Terzo settore, quello con l'autorità di Vigilanza (ovvero il ministero del Tesoro) e il rapporto con le banche associate.
Con l'incoronazione di Profumo, annunciata ormai da qualche mese, Guzzetti avrebbe stoppato le manovre dell'altro «torinese» ovvero il presidente della Fondazione Crt (riconfermato di recente per altri cinque anni) nonchè presidente dell'Associazione fondazioni del Piemonte, Giovanni Quaglia, sostenuto sia dall'ex dominus di Crt Fabrizio Palenzona sia dal sindaco di Torino in quota 5 Stelle, Chiara Appendino. La stessa Appendino che il prossimo anno dovrà decidere se rinnovare l'incarico di Profumo (nominato nel 2016 dall'ex sindaco Piero Fassino) alla Compagnia San Paolo. Se così non sarà, secondo le voci che circolano fra i responsabili degli enti, Quaglia potrebbe rientrare in partita. E resta comunque tra i 27 membri del nuovo consiglio, l'organo di governo dell'associazione, nominati sempre ieri dall'assemblea. In ogni caso, come «polizza di assicurazione» per il futuro (la definizione è dello stesso Guzzetti) ci sarà il direttore generale dell'associazione, Giorgio Righetti. Nella nuova compagine c'è ancora una casella in bianco, quella del presidente della Cariplo in attesa di nomina del successore di Guzzetti prevista per il 28 maggio che vede favorito Giovanni Fosti, docente alla Sda Bocconi ed esperto di impresa sociale.
Ma il vero delfino di Guzzetti, sostiene chi lo conosce bene, è Massimo Tononi, chiamato a custodire Cassa Depositi e Prestiti, la cassaforte pubblica partecipata dalle Fondazioni, tenendo a freno le ambizioni grilline di trasformarla in un ariete delle nazionalizzazioni. In Cassa, come ha detto nei giorni scorsi Tononi, il 16% in mano alle 61 fondazioni è un sostegno contro «le sollecitazioni inopportune della politica» arrivate in questi anni e che continuano a manifestarsi, da Alitalia a Ilva. In tutti questi casi gli enti, azionisti di minoranza ma necessari (altrimenti Cdp finirebbe nel perimetro della pubblica amministrazione) hanno fatto argine.
Intanto il quasi ottantacinquenne Guzzetti ha sistemato gli intrecci velenosi delle fondazioni con le banche, gli enti sono ormai scesi nel capitale del credito facendo largo ai fondi internazionali, e ha concentrato l'attività sulla riorganizzazione del terzo settore da cui ora passa e passerà il «controllo» del territorio.
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