di Francesco Forte
Si sta cercando di semplificare il processo di decisione politica con la riforma del Senato, onde avere, per la maggior parte delle delibere, una sola Camera. Ma non si riesce a farlo nelle vertenze che coinvolgono i sindacati, che in Italia dettano legge. Il caso di Alitalia è oramai allucinante. Non c'è un solo sindacato, bensì quattro, e si accapigliano tra di loro oltreché con il governo. La Cgil pretende, per gli esuberi di personale, nuove spremiture del contribuente oltre a quelle concesse che sono state accettate da Cisl, Uil e Ugl. E mentre la Cgil continua a tirare la corda, con la Camusso che chiede altra cassa integrazione straordinaria, Uil e Ugl tutto ieri hanno fatto i capricci sul contratto nazionale del trasporto che comporta un contributo una tantum di 31 milioni di riduzioni retributive dei lavoratori. Questi sono oltre 11mila, di cui 5.600 nel personale di volo (di cui 1.600 piloti) e il resto (più del 50% del totale) personale di terra: Uil non voleva firmare tale contratto perché i tagli riguardano soprattutto il personale di volo, specialmente i piloti, ove essa è in maggioranza insieme all'Ugl, che però in serata ha siglato il contratto nazionale. La Cgil non vuole dire sì all'accordo aziendale sugli esuberi e pretende altri aiuti pubblici perché gli esuberi riguardano soprattutto l'eccesso del personale di terra e il loro ricollocamento è meno agevole per i lavoratori meno qualificati. Dunque, c'è melina e confusione. Forse la situazione alla fine si sblocca sul contratto nazionale, che però non è quello che conta di più. Alitalia ha avuto nel 2013 un deficit di esercizio di 568 milioni. E quindi 31 milioni di minor costo del personale una tantum sono una aspirina. Bisogna risolvere il problema degli esuberi. Il veto della Cgil, minoritaria nel sindacato Alitalia, conta perché essa è maggioritaria nel Pd, determinante per il consenso governativo. Tutto ciò è assurdo. Sergio Marchionne, a Detroit, ha contrattato con il sindacato locale aziendale per Chrysler-Fiat e ne ha ricavato una soluzione rapida ed efficiente, senza bisogno di dover negoziare con il sindacato nazionale dei trasporti, perché la legge e la politica americana rispettano i sindacati e la libertà sindacale, ma non costringono le imprese a sottoporre i contratti di lavoro alla firma sindacale, per renderli validi. Anche in Germania i sindacati firmano contratti di lavoro aziendali, nei vari luoghi dove ci sono le imprese, senza doversi accordare con i contratti nazionali. E in Germania, come negli Usa, c'è un solo sindacato. Inoltre, i contratti collettivi non sono vincolanti, né a livello nazionale né a livello aziendale. Un'impresa è libera di fare anche contratti di diritto privato individuali.
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