di Manuel Seri*
Il regime vigente (per poco ancora) sulla deducibilità delle spese riguardanti le auto strumentali all'attività di impresa e di lavoro autonomo consente di dedurre solo il 40% della quota d'ammortamento (calcolata su un valore massimo di 18.076 euro,già di per sé uno sbarramento illogico) e delle spese di gestione. Lo Stato presume, infatti, che l'auto viene utilizzata per soddisfare esigenze sia lavorative sia personali, anche indipendentemente dalla destinazione solo strumentale. Siccome sarebbe molto complicato stabilire con precisione quanta parte della spesa è riferibile all'attività, e comunque sarebbe facile eludere il controllo, la deduzione è stata forfettizzata nella misura del 40% (fino al 2006 tale promiscuità era quantificata nel 50%). È molto improbabile che, dedicando al lavoro almeno 5 giorni su 7, si possa astrattamente ritenere congruo un utilizzo della vettura per scopi privati inferiore al 50%; nell'incertezza, però, il sistema del fifty fifty sarebbe almeno un criterio convenzionale condivisibile. La riforma Fornero, per finanziare gli oneri derivanti dalla nuova normativa sul lavoro, dal 2013 aveva già previsto la riduzione della deduzione al 27,50% senza alcun fondamento; la differenza del 12,50%, ovviamente, avrebbe aumentato ingiustamente il prelievo fiscale a carico delle imprese e dei lavoratori autonomi, riducendone la competitività. Con la Legge di stabilità il governo ha abbassato la deduzione al 20% dal 1° gennaio 2013, aggravando ulteriormente la situazione delle imprese e dei lavoratori autonomi che accuseranno un aggravio complessivo addirittura del 20%. In tale situazione non si può evitare di compiere una verifica di congruità. L'auto è ormai uno strumento essenziale e indispensabile per qualunque attività imprenditoriale o professionale; considerato il tempo normalmente dedicato al lavoro, può essere logico e ragionevole presumere che solo il 20% (o il 27,50%) delle relative spese possano ragionevolmente essere riferite all'esercizio di quella stessa attività di impresa o di lavoro autonomo? Certamente no. Non disponendo di un'«auto blu» (come chi vara certe norme) e dovendo, perciò, utilizzare quella personale, bisogna considerare quanto incide il relativo costo nell'esercizio dell'attività. Si può ipotizzare la seguente situazione: ogni settimana è formata da 168 ore (giorni 7 x ore 24) e comprende generalmente 56 ore (giorni 7 x ore 8) dedicate al riposo; delle 112 ore che rimangono, almeno 40 (anche se mai si scende al di sotto delle 60 ore settimanali) sono dedicate al lavoro; l'incidenza del tempo dedicato al lavoro imprenditoriale o professionale (40-60 ore settimanali) su quello effettivamente disponibile (112 ore=168 ore totali - 56 ore di riposo notturno) è perciò del 36-54% con una media di almeno il 45%. Di conseguenza, a voler stimare una deduzione compatibile con la situazione di chi gestisce un'attività, non si potrebbe mai scendere sotto al 45% e, perciò, l'originario 50% poteva essere considerato congruo e coerente.
*Movimento in difesa
dei lavoratori autonomi
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