Economia

La lezione di Mr Churchill

Ho riscontrato una certa depressione nella maggior parte dei media italiani nel raccontare le ottime perfomance dell'economia reale Usa. Quando non hanno silenziato la notizia. Al pensiero unico risulta inaccettabile che Donald Trump stia riuscendo nell'impresa di ridare slancio al suo Paese. Nel primo trimestre di quest'anno il Pil Usa è cresciuto del 3,2%, ben oltre le previsioni di analisti e mercati che ipotizzavano un +2,5.

Tale impennata è ascrivibile a: taglio delle tasse sulle imprese, decisa semplificazione della burocrazia, strategie commerciali coraggiose. E invito convinto ai singoli Stati dell'Unione a tornare a investire con entusiasmo. Puntualmente raccolto. Non tutto mi convince della politica di Trump. Non amo formule tese a affermare visioni protezionistiche. E poi, girando per il cuore di New York, mi sono imbattuto in negozi vuoti con la scritta vendesi e affittasi. Questo per dire che non mi interessano logiche di schieramento, sto alla realtà nuda e cruda.

Tornando alle misure di Trump, il fatto che i consumi interni corrono veloci (pesano per due terzi del Pil) vuol dire che negli Usa è tornata la fiducia. La Trumpeconomics ha determinato il crollo del tasso di disoccupazione, è al 3,6%. Non succedeva dal 1969. Le cassandre scrivono: Trump spinge e il debito Usa aumenta. Se ci si indebita per investire, per dare linfa all'economia reale l'inquilino della Casa Bianca fa benissimo. In Italia, invece, il debito sale perché si incentiva l'assistenzialismo e si spreca all'inverosimile. L'economia va stimolata con interventi che contribuiscano a liberare energie. Qui non accade. Mutuo una celebre espressione di Winston Churchill per fotografare il nostro momento: «Il governo è un rebus avvolto in un mistero che sta dentro a un enigma». Urge una politica liberale per iniziare a risolvere il drammatico rompicapo.

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