I Paesi dell'Eurozona violano le regole del Patto di Stabilità in maniera a volte "sistematica".
È il duro attacco che il Fondo monetario internazionale fa all'Unione europea. Portando ad esempio gli obiettivi fiscali di medio termine dal 2002 al 2015 che sono stati violati "ogni singolo anno da quasi due terzi dei Paesi membri". Il rispetto delle regole, osserva il Fmi nel suo rapporto sulle politiche fiscali nell'area dell'euro, "è peggiorato in maniera particolare durante la crisi: nel 2009 gli obiettivi di medio termine sono stati violati dal 90% dei Paesi, il tetto di debito dal 50%, il limite del deficit dall'85% e l'aggiustamento fiscale richiesto dal 75%".
In parallelo, "la quota di Paesi con un debito superiore al 60% del Pil è salito dal 35% nel 1999 al 75% nel 2015". Secondo l'istituto di Washington per assicurare il rispetto delle regole è opportuno "rendere le sanzioni più accettabili politicamente", anche perchè le sanzioni economiche per chi sfora non fanno che "esacerbare le difficoltà finanziarie di governi già sotto stress", e "creare benefici tangibili per chi rispetta le regole" come, ad esempio, una maggior quota di fondi strutturali".
Inoltre il Patto di stabilità e crescita nell'area dell'euro viene fatto rispettare in modo iniquo, con i Paesi più grandi che riescono a far valere il proprio peso: "Le procedure di sorveglianza e di coordinamento unici all'interno dell'Unione europea hanno posto sfide
per assicurarne l'applicazione. Di conseguenza, alcuni hanno sostenuto che l'applicazione del Psc non è stato imparziale, con un trattamento preferenziale riservato ai paesi più grandi che hanno più ampi diritti di voto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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