L'Iran vuole vendere il suo petrolio solo in euro e diventa il terzo produttore di gas al mondo

La decisione rischia di creare ulteriori attriti con gli Usa. Nel metano superato il Qatar

Il ministro del petrolio iraniano, Bijan Namdar Zanganeh, ha dichiarato che Teheran venderà d'ora in poi il proprio petrolio ricevendo solo euro. La notizia, diffusa dalla rete all news Irinn, segna un'importante svolta considerando che in questo momento l'Iran esporta circa 2,3 milioni di barili di petrolio al giorno dopo essere uscito dall'embargo produttivo in seguito alla sanzioni dell'Onu.

Sohbet Karbuz, direttore della sezione idrocarburi della «Mediterranean Association for Energy», con sede in Francia, ha detto all'agenzia Farsnews che il gesto del governo iraniano, soprattutto se seguito da altri Paesi della regione, potrebbe costituire un colpo molto duro per il dollaro e per l'economia degli Stati Uniti. È da anni che alcuni Paesi dell'Opec ventilano la possibilità di sganciarsi dal dollaro a favore di altre valute o di un basket di monete. Una mossa che finora nessuno ha mai attuato. Se davvero l'Iran deciderà di seguirà questa strada, sarà inevitabile un ulteriore peggioramento delle relazioni con gli Stati Uniti, già molto tese. Di recente, l'ayatollah Khamenei aveva detto che Teheran deve avere rapporti con il mondo intero, anche con l'Occidente, «eccetto che con gli Stati Uniti e il regime sionista».

Il Paese islamico è intanto diventato il terzo maggiore produttore di gas al mondo, con una produzione di 192,5 miliardi di metri cubi, scavalcando il Qatar. A riferirlo la British Petroleum, nel suo rapporto del 2016 sulla situazione energetica nel globo. La produzione di gas dell'Iran, in base a tale rapporto, nel 2015 è aumentata del 5,7% rispetto all'anno precedente.

Sempre secondo il resoconto della Bp, l'Iran con 34 mila miliardi di metri cubi di giacimenti di gas accertati è il più grande possessore di gas del globo ma detiene solo il 5,4% della produzione mondiale di gas. A precedere la Repubblica Islamica, gli Stati Uniti d'America e la Federazione russa.

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