Economia

L'Ocse mette Renzi all'angolo: "Modifichi subito l'articolo 18"

Il 40% dei giovani è senza lavoro, uno su due è precario. Il ministro Poletti: "Presto mercato più efficiente ed equo". Ma l'Ocse: "Bisogna modificare subito l'articolo 18"

L'Ocse mette Renzi all'angolo: "Modifichi subito l'articolo 18"

Nel 2014 l’Italia è salita dal sesto al quinto posto della classifica dei paesi Ocse con il tasso di disoccupazione più elevato, pari al 12,6%. Secondo l’Employment outlook del 2014, particolarmente grave la situazione dei giovani: al 40% sono senza lavoro e il 52,5% ha un posto precario. "Il Jobs Act elaborato dal governo guidato da Matteo Renzi va approvato e reso operativo rapidamente - avverte l'Ocse - in modo da ridurre i costi di licenziamento e, in particolare, ridurre l’incertezza sull’esito dei licenziamenti economici". Inoltre, secondo l’Organizzazione parigina bisognerebbe procedere a modificare l'articolo 18 nella parte in cui prevede il diritto al reintegro in caso di licenziamento ingiustificato.

L’Italia è quinta dietro la Grecia (26,8%), la Spagna (25,1%), il Portogallo (14,3%) e la Slovacchia (13,9%). Rispetto all’edizione 2013 del rapporto, quando il tasso di disoccupazione in Italia era stato stimato all’11,9%, il Belpaese ha perso una posizione a favore dell’Irlanda, dove il tasso di disoccupazione è sceso dal 14,5% al 12%. Non solo. L'Italia è anche l’unico Paese tra i primi cinque in classifica dove la disoccupazione rispetto all’anno scorso è aumentata. Secondo le stime elaborate dall'Ocse, il tasso è destinato a salire al 12,9% nel quarto trimestre del 2014 dal 12,6% dell’analogo periodo del 2013, per poi scendere al 12,2% nel quarto trimestre 2015. Il Pil sarà in crescita dello 0,5% quest’anno e dell’1,1% nel 2015. Quanto ai giovani, i senza lavoro erano il 40% nel 2013, una percentuale doppia rispetto al 2007 (20,3%) ed il 52,5% degli under 25 anni era precario. La percentuale di precari è leggermente diminuita rispetto al 2012 quando era il 52,9%, ma ha guadagnato quasi dieci punti rispetto al 2007 (quando era 42,3%) ed è quasi raddoppiato rispetto al 2000 (26,2%).

L'Italia è il quarto paese dell’area per diffusione di "false partite Iva", ovvero lavoratori che sulla carta sono liberi professionisti ma di fatto offrono prestazioni subordinate. I dependent selfemployed workers, come vengono definiti nel rapporto dell'Ocse, costituiscono il 3,2% circa dei lavoratori dipendenti nei settori dell’industria e dei servizi, una percentuale superata (di pochi decimi di punto) solo da Repubblica Ceca, Slovacchia e Grecia. Per il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, però, la legge delega sul lavoro all'esame del Senato creerà "un mercato del lavoro più semplice ed efficiente, più equo ed inclusivo, migliorando la produttività generale del sistema Italia rendendolo, anche da questo punto di vista, più europeo". Tuttavia, secondo gli economisti dell'Organizzazione parigina, il Jobs Act non basterà a sanare questa ferita. Il consiglio è di modificare, al più presto, l'articolo 18. "Una opzione sul tavolo - si legge nella scheda sull’Italia contenuta nel suo rapporto annuale sul lavoro - consiste nella sostituzione (salvo nel caso di discriminazione) del diritto di reinserimento con un’indennità crescente con l’anzianità di servizio".

Nuove norme di questo tipo dovrebbero poi essere applicate "allo stesso modo per l’interruzione di contratti permanenti e temporanei (anche se giunti a scadenza) come accade in Irlanda e nel Regno Unito".

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