Se l'Avvocato ci fosse ancora, oltre a veder coronato un sogno, quello di unire la sua Fiat con un partner americano e di quotare le azioni della società a Wall Street, la piazza finanziaria più importante del mondo, ricorderebbe al nipote John Elkann, ora presidente, e all'ad Sergio Marchionne (che non ha mai conosciuto), quando riunì il cda nella sala consiliare del New York Stock Exchange. Erano i tempi dello sbarco torinese, sotto forma di Adr (i certificati che rappresentavano le azioni di Corso Marconi) alla Borsa Usa. Gianni Agnelli, in quell'occasione, ricorda un testimone, disse chiaramente che stava realizzando un sogno, sottolineando anche l'amore che il padre, il senatore Giovanni, nutriva verso gli Stati Uniti soprattutto per la forte amicizia che lo legava a Henry Ford. Purtroppo quell'avventura al Nyse non portò all'Avvocato le soddisfazioni che aveva auspicato, colpa anche - rammenta sempre chi visse da vicino quei momenti - di un cda estremamente «Torino-centrico» o anche «romano-centrico», considerando la presenza di Cesare Romiti e i tanti interessi extra auto del gruppo.
Con Marchionne, invece, tutto è cambiato. La Fiat già da molti anni ha abbandonato la «centralità» torinese (e italiana), per assumere via via una dimensione sempre più globale. E adesso che il cda del gruppo ha deciso di convocare per il prossimo 1 agosto, al Lingotto di Torino, l'assemblea che sancirà la nascita di Fiat Chrysler Automobiles, questa nuova realtà sarà veramente mondiale. E per Torino, quel venerdì 1 agosto 2014, sarà anche l'ultima volta che vedrà riunirsi l'assemblea degli azionisti della «sua» Fiat. I prossimi incontri, infatti, si svolgeranno in Olanda, ad Amsterdam, Paese scelto come sede legale di Fca; mentre i futuri cda (il 30 luglio, due giorni prima dell'assise, è in programma l'ultima riunione per l'esame dei conti in via Nizza), traslocheranno dalla palazzina del Lingotto, a Londra, visto che proprio il Regno Unito ospita la sede fiscale del gruppo. Dunque, 115 anni e 21 giorni dopo la nascita di Fiat (Fabbrica italiana automobili Torino), cioè l'11 luglio 1899, ecco la clamorosa quanto impensabile, fino a qualche anno fa, svolta.
Entro fine ottobre, inoltre, la nuova società, che sarà quotata anche sul mercato telematico della Borsa italiana, sbarcherà a Wall Street, ma questa volta per metterci le radici e raccogliere quelle soddisfazioni che l'Avvocato non ha potuto assaporare.
La convocazione dell'assemblea è arrivata dopo l'ok della Sec, la Consob americana, e chiude un percorso durato cinque anni, iniziato nel 2009 quando è stato raggiunto l'accordo con la casa automobilistica di Auburn Hills, e giunto alla fase decisiva lo scorso Capodanno nel momento in cui Marchionne è riuscito a sbarazzarsi del fondo Veba, in possesso di quella fetta di Chrysler che gli impediva di completare la scalata al 100% della casa automobilistica Usa.
Dopo la fusione, gli azionisti del Lingotto riceveranno un'azione ordinaria di Fca per ogni Fiat ordinaria posseduta. Chi non vorrà partecipare potrà esercitare il diritto di recesso e avrà 7,727 euro per ogni titolo, con un esborso che per la società non dovrà superare i 500 milioni. Fca sarà la nuova holding del gruppo. E con il nuovo assetto societario, Exor e gli azionisti storici, quelli che non venderanno azioni per un periodo consecutivo di tre anni, peseranno il doppio in assemblea. In questo modo gli Agnelli continueranno a esercitare il controllo della società anche in caso di diluizione nel capitale ordinario (oggi Exor ha circa il 30% di Fiat). È presumibile, a questo punto, che chiuso il capitolo fusione Fiat-Chrysler, dal 2 agosto in avanti Marchionne affonderà il piede sull'acceleratore sul tema modelli e sul futuro premium che attende il gruppo: il rilancio di Alfa Romeo, in primis, e l'ulteriore rafforzamento di Maserati, marchio che sta vivendo la sua seconda giovinezza. Da attendersi, poi, novità anche sul fronte dell'allargamento delle alleanze industriali. Le strade portano a un giapponese (Mazda e Suzuki sono già legati da accordi con Fca), visto che l'Asia è ancora il «tallone d'Achille» del gruppo.
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