Economia

Da luglio cambia la busta paga: ecco tutte le nuove cifre

Una mancetta di appena 20 euro in busta paga. Gli 80 euro di Renzi per i lavoratori dipendenti, lasciano il posto a una minima riduzione del cuneo fiscale

Da luglio cambia la busta paga: ecco tutte le nuove cifre

Venti euro non fanno la felicità. Tra meno di una settimana arriveranno delle modifiche alla nostra busta paga. Ed è, di per sé, una buona notizia. Peccato che il taglio del cuneo fiscale (di questo stiamo parlando), costituisca l’ennesimo bluff giallorosso. Il governo studia una riduzione delle aliquote. Ma è pronto a tagliare le detrazioni fiscali. Quindi da una parte dà, dall’altra è pronto a togliere.

"Abbiamo ridotto le tasse a 16 milioni di lavoratori e dal primo luglio gli stipendi aumenteranno per 16 milioni di persone", annuncia pomposo il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Che poi aggiunge: "Per una platea di 11 milioni di lavoratori i vecchi 80 euro arriveranno a 100 euro", mentre per i restanti l’aumento avrà un importo variabile. Un taglio che, a regime, vale circa 7 miliardi di minore Irpef. Tuttavia, questa mancetta di 20 euro in più (da 80 euro si passa a 100) non è che risolva particolarmente i problemi degli italiani. Il Paese ha bisogno di ben altro.

Addio, dunque, al bonus di 80 euro voluto dall’ex premier Matteo Renzi. Mentre all’orizzonte si affaccia il taglio del cuneo fiscale. La misura per i lavoratori dipendenti, voluta e realizzata nel 2014 dal leader di Italia Viva, lascia il posto in busta paga al "trattamento integrativo dei redditi" che scatterà, appunto, dal primo luglio. Ai 10 miliardi di risorse previste messe in campo per il vecchio bonus, se ne aggiungono altri 3 miliardi per quest’anno, che diventeranno circa 6 miliardi il prossimo anno, grazie al decreto legge Cura Italia.

Ecco quali saranno le soglie. Il nuovo sistema prevede per i redditi fino a 28mila euro, già interessati dal taglio delle tasse pari a 80 euro, un incremento fino a 100 euro mensili. Mentre per i redditi da 28mila a 39.999 euro è previsto un intervento progressivo (all’aumentare del reddito diminuisce il taglio delle tasse). La misura non interessa, secondo quanto scrive il Messaggero, i lavoratori dipendenti incapienti, cioè coloro che hanno un reddito inferiore a 8.145 euro, soglia al di sotto della quale non si applica l’Irpef. Il mix rafforzamento bonus-detrazioni si traduce in un vantaggio in busta paga da 1.200 euro annui (100 euro al mese, ovvero gli 80 euro del bonus Renzi, più 20 euro aggiuntivi) per i redditi dagli 8.200 euro fino ai 28mila.

Da questa cifra in poi, l’aumento decrescerà progressivamente. Ricordiamo che la progressività del sistema fiscale è uno dei capisaldi di questo governo. Per i redditi fino a 29mila il beneficio scalerà a 1.166 annuo (+97euro mese). Arriverà a 1.131 euro l’anno (94 euro mese) per la fascia 29 mila-30 mila e passerà a 1.097 (91 euro mese) per i redditi fino a 31 mila euro annui per scendere a 1.063 euro (88,5 euro mese ) per i redditi fino a 31 mila e a 1.029 (85,7 euro mese) fino a 32mila.

Per il segretario generale del sindacato Ugl, Paolo Capone: "È necessaria subito una riduzione del cuneo fiscale sul lavoro per rafforzare potere d’acquisto e rilanciare consumi degli italiani". Capone commenta i dati diffusi dall’Istat sul potere di acquisto degli italiani. "I dati pubblicati dall’Istat sono una fotografia sconfortante dell’emergenza economico sociale in corso. Il calo dei consumi da parte delle famiglie è pari al 6,4% con una conseguente propensione al risparmio stimata al 12,5%, in crescita del 4,6% rispetto al quarto trimestre del 2019".

In questo quadro, la riduzione dell'Iva annunciata dal presidente Conte, appare una misura insufficiente a rilanciare i consumi considerato che il reddito delle famiglie è calato dell’1,6% rispetto al trimestre precedente. "È a rischio la stabilità sociale del Paese e la tenuta del patto intergenerazionale. Come rilevato dal rapporto Censis Tendercapital, infatti, il 35% dei giovani (il 26,9% nel totale della popolazione) è convinto che la spesa pubblica per gli anziani, dalle pensioni alla salute, sia eccessiva. È prioritario, pertanto, intervenire sul potere d’acquisto degli italiani attraverso una poderosa (e sottolineiamo noi, poderosa) riduzione del cuneo fiscale sul lavoro".

"Occorre inoltre, erogare finanziamenti a fondo perduto alle imprese per evitare lo smantellamento del tessuto produttivo fatto di piccoli e medi imprenditori, il cui fallimento avrebbe conseguenze potenzialmente devastanti.

Soprattutto nelle aree del Mezzogiorno particolarmente minacciate dalla criminalità organizzata".

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