Anche a luglio a tirare la volata alla raccolta netta dell'industria italiana del risparmio gestito, 9 miliardi di euro il totale, sono stati i fondi comuni aperti con 7,94 miliardi; mentre le gestioni di portafoglio non sono andate al di là del miliardo. Mentre le gestioni patrimoniali degli investitori istituzionali hanno chiuso luglio in attivo (+1,2 miliardi), quelle dedicate ai piccoli risparmiatori hanno però registrato un saldo negativo per 169 milioni. Nonostante questo, la ripartizione tra patrimonio totale delle gestioni collettive (841,4 miliardi, pari al 48,2% del totale) e quello delle gestioni di portafoglio (904,4 miliardi, 51,8%) è rimasta praticamente invariata.
Per quanto riguarda poi la mappa dei fondi comuni, gli italiani continuano a preferire i flessibili (5,2 miliardi nel mese): da inizio anno la raccolta netta di questa categoria ha superato i 37 miliardi, cioè la metà di tutta la raccolta dei fondi (74 miliardi). Seguono, a sorpresa, i monetari (1,3 miliardi a luglio), utilizzati come «parcheggio» in attesa di decidere come investire a medio termine dopo le vacanze estive; quindi i fondi azionari (899 milioni), i bilanciati (434 milioni) e gli obbligazionari (122 milioni).
Gli obbligazionari restano, comunque, la categoria con più patrimonio in gestione (338,5 miliardi), sebbene la rispettiva quota di mercato sia scesa (dal 43,2% di giugno al 42,7% di luglio); stabile la market share degli azionari (21,2%), ma con il patrimonio in aumento (da 165,3 a 168 miliardi) mentre i flessibili spingono sia il patrimonio (da 185,3 a 191,3 miliardi) sia la quota di mercato (da 23,7%
al 24,1%).Quanto alla gara tra i fondi di diritto italiano e quelli esteri, questi ultimi hanno raccolto a luglio 5,8 miliardi (57,2 da inizio anno) contro i 2 miliardi dei fondi made in Italy (20,2 miliardi da gennaio).