Uno dei curiosi paradossi di questa estate è il ritorno dello Stato imprenditore e controllore. Da una parte con il decreto Agosto si è affidato alla Consob il potere di controllo su eventuali cambi di azionisti nei gestori dei mercati regolamentati. Uno stratagemma per tenere in casa Borsa Italiana che Lse metterà in vendita per fondersi con Refinitiv. Eppure il potenziale acquirente, la francese Euronext, è società credibile, affidabile e, soprattutto, europea. È comunque passato il principio che Palazzo Mezzanotte sia un asset strategico per il Paese e, dunque, si vuole organizzare una cordata per consentire allo Stato, magari attraverso Cdp, di issare il tricolore dell'italianità. Lo stesso discorso si può ripetere pari pari per il defatigante dossier della rete unica Tim-Open Fiber con la quale si vuole imporre dall'esterno a una società quotata di scegliere quale sia la migliore strategia per il proprio sviluppo.
Ma può essere, a sua volta, credibile uno Stato che si dimostra poco capace di far rispettare gli accordi quando si inserisce in una partita economico-finanziaria? Il paradosso è tutto qui e si chiama ex Ilva di Taranto. Domani l'acciaieria gestita dai franco-indiani di ArcelorMittal riprenderà, seppur a scartamento ridotto, l'attività con la riapertura della Finitura nastri/2 e del Treno nastri/2 che si aggiungeranno ai due altiforni in funzione (1 e 4) e all'acciaieria 2. Tutto normale? Per nulla. La scorsa settimana, infatti, i gestori dell'impianto non hanno pagato per la seconda volta consecutiva il canone di affitto trimestrale nonostante da marzo sia stato dimezzato da 45 a 22,5 milioni di euro (con la promessa di saldare il dovuto all'atto d'acquisto del complesso che dovrebbe avvenire l'anno prossimo, ma con lo Stato in veste di socio).
E non finisce qui. Confindustria Taranto ha dichiarato che le sue associate vantano un credito globale verso ArcelorMittal di circa 38 milioni di euro. Ci sono poi altre aziende, non affiliate a Confindustria Taranto, che erogano servizi alla fabbrica e vantano anch'esse crediti importanti. L'ultimo pagamento fatto da ArcelorMittal Italia di cui si ha notizia, risale ai giorni scorsi ed è di circa 3 milioni. La situazione critica è infine testimoniata dal fatto che quasi tutte le aziende, nelle settimane prima di Ferragosto, hanno aperto procedure di cassa integrazione per tutto il personale.
Non molto dissimile è il caso Autostrade per l'Italia. Il governo vuole «espropriare» i Benetton per le responsabilità (ancora da definire in sede giudiziaria) per il crollo del Ponte Morandi. Ha inventato stratagemmi come l'indennizzo ridotto e architettato un aumento riservato a Cdp, ma se il disegno fosse chiaro, avrebbe puntato diritto alla revoca della concessione senza mezzi termini. E, invece, ora è nel pantano dei tavoli di trattativa. Con tutto quel che ne consegue.
In entrambi i casi le
attenuanti non mancano. Ma lo Stato non ha scuse: consente la cattiva gestione dell'ex Ilva senza pretendere il rispetto degli impegni assunti. E proclama che Aspi tornerà pubblica, come ai tempi dell'Iri, senza sapere come farlo.
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