Manovra di bilancio e flat tax, una misura a "scartamento ridotto"

Cresce l'attesa per la flat tax del governo Conte. La misura che però dovrebbe essere varata non è nemmeno lontana parente di quanto annunciato durante la campagna elettorale

Manovra di bilancio e flat tax, una misura a "scartamento ridotto"

Entro qualche giorno dovrebbe prendere forma il decreto collegato alla legge di bilancio. Tutti i cittadini sono in attesa spasmodica non solo per conoscere i contenuti della “pace fiscale”, ma anche la flat tax. La misura che però dovrebbe essere varata non è nemmeno lontana parente di quanto annunciato durante le calde giornate che hanno caratterizzato la campagna elettorale.

La “pressione” fiscale”

L’idea della FLAT TAX nasce dalla constatazione di un prelievo fiscale eccessivo. L’ISTAT lo certifica intorno al 40%, ma in realtà il peso delle imposte raggiunge in alcuni casi il 60%. All’IRPEF progressiva si deve aggiungere il peso delle imposte locali (le addizionali IRPEF comunali e regionali). I soggetti che svolgono un’attività di impresa devono aggiungere l’IRAP ed il costo dei contributi. In numerosi casi l’importo versato durante la vita lavorativa non risulta compensato dal trattamento pensionistica e la circostanza determina la trasformazione dei contributi in “imposte occulte”. In pratica prima si versano i contributi e poi si riprende quanto si è versato tenendo conto, poi, che il pensionato in alcuni casi potrebbe anche venire a mancare dopo non troppo tempo dall’inizio del trattamento pensionistico. Tutto ciò concorre ad aumentare la pressione complessiva e quindi si avverte l’esigenza di alleggerire il prelievo fiscale/contributivo.

La flat tax

L’idea di fondo di alleviare gli oneri fiscali e contributivi è sicuramente positiva. L’obiettivo avrebbe così dovuto essere raggiunto con la tassazione dei redditi sulla base di un’aliquota unica in modo da liberare risorse (con la minore tassazione) da destinare ai consumi. Attualmente sono invece applicabili cinque aliquote crescenti all’aumentare del reddito imponibile.

La progressività dell’IRPEF (la maggiore tassazione dei redditi più elevati) avrebbe potuto essere assicurata anche con la FLAT TAX “rimodulando” le detrazioni (spese mediche ed altri oneri) e le deduzioni. La nuova imposta avrebbe però dovuto riguardare tutti i soggetti, quindi anche i lavoratori dipendenti, e non solo coloro che svolgono un’attività di impresa o professionale. L’esigenza di mettere in circolo maggiore liquidità dovrebbe riguardare tutti i lavoratori e dovrebbe essere completamente scollegata dalla tipologia di reddito posseduto (lavoro dipendente, impresa, professionale, etc)

La flat tax “limitata”

In base alle ultime indiscrezioni e dichiarazioni dei principali leader politici risulta evidente che la modifica normativa attesa è ben lontana dall’idea del progetto iniziale. Si applicheranno due aliquote IRPEF del 5 e del 15%, ma il beneficio non riguarderà tutti i lavoratori, ma solo i possessori di partita Iva” di minori dimensioni che determineranno il reddito in misura forfetaria. In pratica sarà interessato dalla riduzione del carico fiscale un numero estremamente limitato di soggetti.

In base alle disposizioni in vigore imprese individuali e professionisti i cui ricavi e compensi non hanno superato determinati limiti possono applicare le predette due aliquote del 5 e del 15%. Per le imprese il limite di ricavi varia in ragione del tipo di attività con un massimo di 50.000 euro. Invece per i professionisti l’asticella è stata fissata ad una soglia più bassa ed è pari a 30.000 euro. Le aliquote si applicano al reddito determinato applicando ai ricavi o compensi specifiche percentuali di redditività (per i professionisti il 78%). Non assumono rilevanza i costi effettivi.

Ora la manovra 2019 dovrebbe aumentare la soglia di ricavi o compensi a 65.000 euro per poter beneficiare dell’applicazione delle due aliquote ridotte. In pratica potrebbero beneficiare del “nuovo” regime forfetario, in grado di assicurare una tassazione più “leggera,” un numero maggiore di professionisti ed imprese.

In base alle nome oggi in vigore l’aliquota del 5% riguarda i primi cinque anni in caso di avvio dell’attività. E’ irrilevante l’età del contribuente. Decorso questo periodo si applica l’aliquota del 15%. La stessa aliquota riguarda anche caso in cui l’attività non sia “nuova” La manovra 2019 se da una parte consentirà a un numero maggiore di soggetti di beneficiare della minore tassazione dovuta al regime forfetario, con l’incremento della soglia di ricavi o compensi fino a 65.000 euro, potrebbe però prevedere un trattamento peggiore. Potrebbe ad esempio prevedersi l’applicazione dell’aliquota del 5% solo nell’ipotesi di avvio dell’attività, ma per i contribuenti che non hanno superato 35 anni, quindi solo per i più giovani. Inoltre l’aliquota più vantaggiosa potrebbe essere applicabile per soli tre anni anziché, come avviene oggi, per cinque anni.

La soluzione finale non è stata ancora individuata, ma se la misura dovesse essere confermata si assisterebbe ad un legislatore che con una mano dà e con un’altra toglie. Saremmo ancora più lontani dal progetto iniziale di alleggerimento dell’onere fiscale complessivo.

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