Manovra da un miliardo per le nozze Banco-Bpm

Verona prepara cessioni e bond ma spunta l'aumento-paracadute. Il cda slitta a domani

Massimo RestelliIl Banco Popolare prepara una cura patrimoniale da un miliardo, blindata da un aumento di capitale «paracadute», pur di strappare l'assenso della Bce alle nozze con Popolare Milano e dare così vita al terzo polo creditizio del Paese. Il piano indirizzato a Francoforte, prevede infatti che l'istituto guidato da Pier Francesco Saviotti prima faccia cassa vendendo alcune minorities - di certo le attività di Banca depositaria e con buona probabilità una parte della controllata Aletti Gestielle - e lanci un sostanzioso bond Tier 1 (o Tier 2) per gli istituzionali. Se però, computando anche la vendita dei crediti deteriorati (si dice 6-700 milioni subito con l'obiettivo di 7 miliardi entro un anno), non sarà raggiunto l'obiettivo, a Verona scatterebbe pro-quota la ricapitalizzazione fino al miliardo prefissato. Insomma una sorta di «assicurazione» sulla solidità del nuovo gruppo, che avendo una dimensione «sistemica» dovrà allinearsi ai parametri patrimoniali delle big come Intesa Sanpaolo e Unicredit. Ora la parola spetta ai vigilantes europei guidati da Daniele Nouy, da cui Saviotti attende a breve una benedizione almeno informale. Il Banco ha di conseguenza posticipato da oggi a domani il cda per il via libera al piano di rafforzamento patrimoniale; nella giornata odierna resta invece fissato il consiglio di gestione di Bipiemme. L'accelerazione del Banco cade a 48 ore da un'assemblea di bilancio (40mila i voti validi) svoltasi per prima volta sotto gli occhi della Vigilanza Unica - era presente come osservatrice la lettone Ilze Rainska - e nella quale Saviotti, spalleggiato dagli interventi di alcuni soci, si era speso per la fusione. La Borsa ci crede e ieri ha premiato sia il Banco (+5,9%) sia Bpm (+3,4%). Sul fronte opposto sarebbe sostanzialmente favorevole alle nozze, pur restando alla finestra, anche il finanziere Raffaele Mincione, primo socio con il 5,7%.Il clima tuttavia in Piazza Meda non è affatto tranquillo: la Fabi di Lando Sileoni ha già chiesto all'ad Giuseppe Castagna perché siano naufragate le trattative con Ubi Banca.I dipendenti-soci, i pensionati e gli esterni guidati da Piero Lonardi sono scontenti della governance della holding risultante dalle nozze con il Banco: Milano e Verona avrebbero 7 posti a testa in cda, cui aggiungere nel ruolo di ad Castagna, che vorrebbe «opzionare» un posto per Mario Anolli (ora presidente del Cdg).

Il test decisivo sarà, tra un mese circa, l'assemblea per il rinnovo del consiglio di sorveglianza: l'uscita del presidente Piero Giarda è considerata certa, ma i dipendenti-soci (spalleggiati dai sindacati e da sempre determinanti) non hanno ancora ufficializzato la lista dopo che è tramontato il tentativo di isolare Castagna, riaffidando Bpm ad Andrea Bonomi. Domani sarà a Milano anche lo stesso Mincione.

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