Gli Usa non sono l'Italia. E quello che vale al di là dell'Atlantico, non è detto possa essere ripetuto con gli stessi risultati nel nostro Paese. Soprattutto in tema di fisco. Troppo diverse le situazioni. A pesare come un macigno, infatti, è l'indebitamento italiano. Proprio in questi giorni Sergio Marchionne, ad di Fca, ha approfittato della mossa di Donald Trump, quella di un taglio cospicuo delle aliquote alle imprese (dal 35% al 21%) per favorire investimenti e occupazione. Immediata la risposta di Fca: iniezione di 1 miliardo di dollari allo scopo di rafforzare la produzione nel Michigan, 2.000 dollari di bonus ai 60.000 dipendenti americani e 2.500 nuovi posti di lavoro. E sempre grazie alla riforma fiscale varata dalla Casa Bianca, Fca conta di ricavare utili aggiuntivi per 1 miliardo di dollari.
«L'investimento annunciato - spiega Marchionne - per noi rappresenta un atto dovuto, un importante segnale di fiducia che nutriamo sulla macchina economica Usa». Ad ascoltarlo, all'Auto Show di Detroit, c'è tutta la stampa internazionale. Del resto, quella andata in scena ieri mattina al Cobo center, potrebbe essere stata la sua ultima conferenza stampa al Salone americano, visto che nel 2019, quando lascerà l'incarico di ad, la rassegna rappresenterebbe l'occasione per presentare pubblicamente a Detroit il suo successore.
E se anche in Italia venisse varata una riforma fiscale pro imprese? Le elezioni politiche sono alle porte e quello delle tasse è un tema centrale all'interno degli schieramenti. Marchionne dice di non essere preoccupato dell'imminente appuntamento con il voto. «La cosa importante - dichiara - è avere certezza di chi governa». Sulle tasse, però, l'ad di Fca mantiene un atteggiamento prudente, non credendo che in Italia si possa riproporre una flat tax o una riforma sul modello di quella decisa da Trump.
«L'Italia - ricorda Marchionne - è il terzo Paese più indebitato del mondo. E la forza degli Usa è che hanno la capacità di rispondere agli stimoli fiscali subito, caratteristica di cui non sembra essere dotato il nostro Paese».
L'incontro con i media d'inizio anno ha permesso a Marchionne di fare il punto sulle questioni più scottanti, successione e Investor Day (confermata la data dell'1 giugno a Balocco) a parte. Sulle voci che lo vedrebbero intenzionato a far propria, in futuro, la Ferrari, di cui è presidente e ad, Marchionne è stato categorico: «Tutte menate; cerchiamo di vincere il mondiale e di fare una barca di soldi; e saremo tutti contenti». In Borsa, intanto, le azioni Fca continuano a correre (ieri +2,54% a 19,54 euro). Un rally che Marchionne ha spiegato così: «Stiamo per raggiungere risultati sui quali, al momento della presentazione del piano al 2018, in pochi avevano dato fiducia. Confermo gli obiettivi sia del 2017 (saranno illustrati il 25 gennaio, ndr) sia del 2018». C'è poi l'intenzione di raddoppiare gli utili entro il 2022 grazie al contributo di Jeep. E la gamma Fca, al 2025, conterrà per la metà modelli ibridi ed elettrici.
Addirittura, Marchionne punta a chiudere la scommessa dell'azzeramento del debito in anticipo. «Se ci sarò riuscito - annuncia - ve ne accorgerete perché mi presenterò all'Investor Day con la cravatta». Dello spin-off di Magneti Marelli, infine, ne discuterà il prossimo cda, in febbraio.
L'operazione sarà avviata entro l'anno («la soluzione più intelligente è la distribuzione agli azionisti»), mentre sulla ricerca del nuovo socio Marchionne ha dato una brusca sterzata: «Non ho bisogno più di nessuno, Fca ce la può fare da sola».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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