«Marchionne al volante fino al 2017»

«Marchionne al volante fino al 2017»

nostro inviato a Detroit

Gennaio caldissimo sul fronte della fusione tra Fiat e Chrysler. Entro la settimana l'ad Sergio Marchionne chiuderà la pratica Veba dopo l'accordo sul 41,5% di Chrysler annunciato a Capodanno. Il 29 gennaio, invece, il cda del Lingotto approverà i tempi e i modi dell'operazione: la definizione di nome e sede della nuova società, lo sbarco in Borsa nella seconda metà dell'anno (quotazione primaria a Wall Street e poi, presumibilmente, a Milano) e probabilmente uno scambio di opinioni sull'opzione convertendo, utile in vista delle esigenze finanziarie del gruppo. Su quest'ultimo punto Marchionne è stato chiaro: «Il grande vantaggio di questa opportunità - la spiegazione - è che dà la possibilità di emettere azioni nel futuro a un prezzo che riflette il valore delle opzioni inerente al passare del tempo; e la maggior parte dei “convertendo” che ho visto vanta un prezzo superiore a quello al momento di Borsa». Una decisione sarà comunque presa all'indomani della presentazione del nuovo piano industriale.
Marchionne ha deciso di illustrare al cda le nuove linee strategiche del gruppo (2014-2016) il primo maggio, per diffonderle il giorno successivo ai mercati e alla stampa. Ai vertici di Fiat Chrysler, inoltre, siederanno sempre il presidente John Elkann e l'ad Marchionne. Un fatto è certo: «Marchionne resterà al volante della società per tutta la durata del piano», ha sottolineato Elkann. E la Borsa ha risposto premiando il titolo Fiat (+1,19% a 6,79 euro) e la controllante Exor (+0,27% a quota 29,6 euro). Tre anni possono sembrare tanti ma anche pochi, e nonostante Marchionne non abbia confermato se, raggiunti gli obiettivi del piano, passerà o meno il testimone, è chiaro che il capitolo successione è all'ordine del giorno. «Non è importante se chi arriverà al mio posto parli necessariamente italiano, fondamentale è che parli inglese», ha puntualizzato l'ad, mettendo di fatto in gioco tutta la sua prima linea. «L'intenzione è quella di seguire gli esempi di Sgs (ex controllata di Exor) e Cnh Industrial» dove i nuovi capi operativi sono arrivati dall'interno, la precisazione di Elkann.
Al centro del piano di maggio ci sarà il rilancio di Alfa Romeo e la sua sfida premium, e soprattutto anti-tedesca («faremo vedere loro cosa siamo capaci di fare», l'avvertimento dell'ad a Bmw, Audi e Mercedes), a braccetto di Maserati: «L'impegno - ha ribadito Marchionne - è risanare il marchio, riposizionarlo e distribuirlo avvalendoci della vasta rete mondiale di Chrysler. E per farlo occorrono ingenti capitali. Le future Alfa non avranno più motori Fiat. Essenziale è tornare al Dna di Alfa Romeo, sfruttando l'importante know how offerto dal gruppo, a cominciare da quello di Ferrari, la cui tecnologia si è dimostrata imbattibile».
Per la gamma dei modelli è tutto rimandato al 2 maggio. Ieri, comunque, a proposito della saturazione degli impianti italiani, si è tornato a parlare di un possibile trasferimento della linea produttiva della Lancia Y dalla Polonia a Pomigliano d'Arco, indiscrezione che avvalorerebbe il rientro dal Messico all'Europa della Fiat 500 destinata ai mercati Usa, che quindi verrebbe esportata.
L'Auto Show di Detroit ha permesso a Marchionne di togliersi qualche sassolino dalle scarpe. A proposito della Fiom («il tavolo con i sindacati c'è già, se vogliono partecipare ci entrino pure loro») e del governo: «In Italia la politica del rigore è andata oltre i limiti: si sta ammazzando tutto», l'accusa dell'ad sul tema del superbollo sulle auto di lusso. «Prima di prendere decisioni - ha proseguito - bisogna fare bene i conti. Il superbollo continua a comportare mancanza di gettito.

L'impegno a studiare misure che favoriscano l'export? Non ho visto niente». E il presidente Elkann: «Negli ultimi 10 anni Fiat è stata un esempio di interazione costruttiva con la politica: ha investito in Italia senza chiedere niente al governo».

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