Maserati ha compiuto 100 anni. Ed è un marchio divenuto centrale nelle strategie di Fca. Ma non a tutti i vecchi brand dell'auto è andata così bene.
Per la casa automobilistica fondata da Alfieri Maserati con i fratelli Ettore ed Ernesto, che l'1 dicembre 1914 aprirono la loro «Officina meccanica per riparazioni automobili e garage» al numero 1/A della bolognese via de' Pepoli, la ricorrenza coincide con una nuova vita. Ne è convinto anche il cantautore Ron il quale, alla serata di chiusura del centenario, ha voluto riadattare il finale di uno dei suoi maggiori successi: «Vorrei incontrarti fra 100 anni, la Maserati ancora qui... ».
Ad ascoltarlo Carlo («una longevità dovuta a una perfetta intesa familiare») e Alfieri Maserati («l'acquisizione da parte del Gruppo Fiat ha portato Maserati a ricoprire una posizione di primissimo piano, oggi con un crescente sviluppo qualitativo e quantitativo»), rispettivamente figli di Ettore ed Ernesto.
Ma la Maserati, prima di risorgere e dopo i fasti che ne hanno caratterizzato il passato, ha attraversato momenti di grande difficoltà che ne hanno minato la sopravvivenza. E c'è mancato anche poco che il Tridente (fu l'altro fratello, Mario, l'unico a non dedicarsi ai motori, bensí all'arte, a stilizzare il marchio) finisse nel carniere di Audi (aggiungendosi a Lamborghini, acquisita e salvata alla fine degli Anni '90) al termine della terapia intensiva a cui Maserati era stata sottoposta da Luca di Montezemolo nel periodo dell'asse con Ferrari. Era il settembre del 2003, l'anno prima che Sergio Marchionne prendesse in mano il volante del Lingotto. E proprio Marchionne ha creato negli ultimi anni le basi per la rinascita del marchio i cui modelli nascono in tre impianti: nel sito storico di Modena (le sportive), a Grugliasco (Quattroporte e Ghibli) e, ma solo da fine 2015, a Mirafiori (il Suv Levante, che in un primo tempo doveva essere prodotto negli Usa). E poi arriverà la supercar Alfieri, entro il 2018, come confermato dall'ad Harald Wester, seguita dalle nuove Gran Turismo.
Quello di Maserati, visti gli obiettivi di crescita (75mila esemplari nel 2018 rispetto ai 37mila di quest'anno, con gli Usa primo mercato e un +10% di vendite in Italia) e i risultati attuali (Grugliasco ha appena sfornato la macchina numero 50mila, una Quattroporte V8 Gts), è ora una case history . Fondata sull'appeal e i successi sportivi.
E ora il mercato spera in un bis con l'Alfa Romeo, l'altro brand del gruppo Fiat Chrysler la cui fama è mondiale. Per il Biscione, la cui gamma è ridotta a due sole offerte (MiTo e Giulietta) il 2015 dovrebbe essere l'anno della ripartenza: cinque i miliardi di investimenti fino al 2018 per otto nuovi modelli, il primo dei quali, la Giulia, debutterà il prossimo 24 giugno.
Ma nella pancia del Lingotto c'è un altro marchio glorioso, Lancia, la cui celebrità - nonostante i successi nei mondiali rally - è stata sempre confinata entro il perimetro europeo. E se Maserati, Alfa, l'americana Jeep e la stessa Fiat, soprattutto con la gamma 500, si possono ormai considerare marchi globali, il piano al 2018 di Fca ha riservato per Lancia (unico modello in gamma è Y con varie versioni) un ruolo solo italiano, anche se la Francia si può considerare l'altro Paese storicamente affezionato. Eppure Lancia (in giugno la scomparsa di Gianni Lancia, 90 anni, figlio del fondatore Vincenzo) con le sue Flaminia, Aurelia, Appia, Flavia, Fulvia, Delta ma anche Ypsilon, ha fatto la storia dell'automobile. Da Torino rassicurano che il marchio non sarà «rottamato», ma i lancisti doc sostengono di non dormire sonni tranquilli e sperano in una seconda vita.
A mettere loro paura sono le sorti
a cui altri brand sono di recente andati incontro: fine corsa per le americane Oldsmobile, Pontiac e Saturn, mentre la svedese Saab vede in un possibile intervento dell'indiana Mahindra l'ultima speranza di resurrezione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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