Mediaset vince la causa contro Facebook. Il colosso di Mark Zuckerberg per la prima volta in Italia, è stato condannato da un tribunale (quello di Roma) per violazione del diritto d'autore e per diffamazione, illeciti commessi ospitando link non autorizzati sulle pagine della propria piattaforma. Un contenzioso «dal valore economico modesto», sottolinea Cologno Monzese, che segna però una svolta nella giurisprudenza italiana: per la prima volta, infatti, un giudice ha ritenuto illegittimi i link a contenuti esterni non autorizzati, anticipando in un certo senso la riforma Ue del copyright. Tanto che il titolo del Biscione festeggia in Borsa con un +2,7 per cento.
I fatti risalgono al 2012 quando utenti anonimi aprono una pagina Facebook dedicata a un cartoon trasmesso da Italia Uno, «Kilari». Alcuni link della pagina conducevano da un lato a contenuti tutelati da diritto d'autore illecitamente caricati su Youtube, dall'altro a pesanti insulti e commenti denigratori indirizzati all'interprete della sigla della serie animata, Valentina Ponzone. A due anni dalla diffida Facebook non ha rimosso i contenuti e i link incriminati costringendo Mediaset a ricorrere alla magistratura. Il giudice ha riconosciuto la responsabilità di un social network per una violazione avvenuta anche solo attraverso il cosiddetto «linking», ovvero la pubblicazione di link a pagine esterne alla propria piattaforma, recependo in questo modo anche da noi l'ormai consolidata giurisprudenza europea in materia di violazioni del copyright». Il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi ha definito il contenzioso «cruciale nei principi che intendeva tutelare e dai risvolti delicati per il precedente che crea». Auspicando che «la direttiva europea sul diritto d'autore nel digitale venga approvata per dare un quadro definitivo alla difesa dei contenuti, frutto dell'ingegno e della creatività degli editori». Il pacchetto deve ricevere il via libera dai 28 Paesi membri entro aprile e dalla stessa assemblea parlamentare in plenaria, prima delle elezioni di maggio.
Un fronte che vede da tempo in prima linea la società di Cologno Monzese, protagonista di diverse sfide in tribunale con i big del web e portali come YouTube (dopo un contenzioso di quasi otto anni si è arrivati nel 2015 a una soluzione extragiudiziale), Italia On Line, Dailymotion, Vimeo. Quest'ultima piattaforma il 10 gennaio scorso è stata condannata dallo stesso tribunale di Roma a sborsare 8,5 milioni alla controllata Rti per la pubblicazione e la mancata rimozione di video tratti da programmi tv coperti da diritto d'autore. Con la sentenza, l'autorità giudiziaria ha sancito la natura di hosting attivo di Vimeo, in tutto assimilabile - si legge nel dispositivo - a un servizio di video on demand. Una tecnologia che, secondo il giudice, consente di individuare, nell'ambito del materiale presente sulla piattaforma digitale, quello corrispondente ad un determinato contenuto illecito. Vimeo dovrà quindi impedire nuovi caricamenti di contenuti non autorizzati, pena una sanzione di 1.000 euro per ogni singola violazione e una penale di 500 euro per ogni giorno di ritardo nella rimozione.
Ieri, intanto, un portavoce di Facebook ha dichiarato che il social network «prende molto seriamente la difesa del diritto d'autore» ricordando che negli ultimi anni ha investito molte risorse per «aiutare i detentori di diritti a proteggere la loro proprietà intellettuale».
Tra questi, «canali di segnalazione dedicati, team che operano 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per rivedere le segnalazioni e strumenti sofisticati per identificare i contenuti protetti da copyright ancor prima che vengano segnalati».
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