Mediobanca, il patto guarda i conti. Da Del Vecchio nessun segnale

Entro il 3 ottobre le domande per integrare i lavori dell'assise Più ricavi per Essilux, ma resta alta la tensione con i francesi

Mediobanca, il patto guarda i conti. Da Del Vecchio nessun segnale

Leonardo Del Vecchio, salito al 6,94% di Mediobanca diventandone il terzo azionista dietro a Unicredit e al gruppo Bolloré, ha tempo fino a giovedì 3 ottobre per scoprire le carte: entro quella data infatti i soci potranno presentare le integrazioni all'ordine del giorno dell'assemblea del 28 ottobre. Sarà quello il primo momento di confronto diretto tra il presidente di Essilorluxottica e i vertici di Piazzetta Cuccia. Dove per il momento il blitz dell'imprenditore ottantaquattrenne non è finito sul tavolo dell'accordo di consultazione che oggi rappresenta il 20,9% del capitale della banca milanese. Nella riunione di ieri tra i soci storici non si sarebbe, infatti, parlato della mossa di Del Vecchio. Lo ha riferito una fonte vicina al cosiddetto patto light, spiegando che non si è fatto il suo nome e «non è arrivata alcuna richiesta, comunicazione o indicazione» da parte della holding Delfin.

L'incontro di ieri è quindi servito solo per esaminare i conti annuali archiviati con un utile netto rettificato di 860 milioni e la proposta di un dividendo di 0,47 euro per azione. La linea del management guidato da Alberto Nagel e i risultati portati nell'ultimo bilancio sarebbero stati apprezzati dal patto che tornerà a riunirsi a febbraio per approvare la semestrale e il piano.

Di certo, i radar degli altri soci e di Nagel restano bene accesi sui movimenti del nuovo azionista. Che potrebbe chiedere la modifica di alcuni articoli dello statuto a partire da quelli che disciplinano la carica dell'amministratore delegato. E a quel punto il blitz si trasformerebbe in un'offensiva sul campo della governance di Piazzetta Cuccia che, ricordiamolo, a sua volta è azionista con il 13% delle Generali di cui lo stesso Del Vecchio possiede il 4,9 per cento. Quest'ultimo avrebbe comunque bisogno della sponda di altri soci per raggiungere le maggioranze qualificate richieste dall'assemblea straordinaria la cui procedura richiede anche un passaggio autorizzativo con la Bce. I tempi tecnici di un'eventuale incursione all'appuntamento del 28 ottobre sono dunque assai risicati. A tenere impegnato il patron di Luxottica in questi giorni è inoltre la relazione complicata con i francesi di Essilor dopo la nascita del colosso dell'occhialeria Essilux che ieri ha sofferto in Borsa nel giorno del Capital Market Day di Londra dove il gruppo ha alzato il velo sulle previsioni e le strategie del futuro. A rannuvolare la presentazione alla comunità finanziaria della City è stato un articolo di Le Figaro che dipinge come irrisolte le tensioni nel governo societario del gruppo post fusione: tra le ipotesi avanzate c'è anche quella che Del Vecchio freni nel cedere deleghe operative e che la ricerca dell'ad proceda a rilento. Mentre sullo sfondo si agita il fondo Usa Third Point che viene per ora accreditato sopra l'1% e che potrebbe rompere i già precari equilibri tra italiani e francesi. Dal punto di vista industriale, inoltre, gli analisti guardano al dato molto sotto le stime della fiducia dei consumatori negli Usa, dove il gigante delle lenti e delle montature genera quasi la metà dei ricavi.

Essilux pensa di ottenere una crescita del fatturato attorno al 5% fino al 2023, mentre conferma le stime delle sinergie dalla fusione, che avranno un impatto sul margine operativo tra i 300 e i 350 milioni fino al 2021 e di 420-600 milioni tra il 2022 e il 2023.

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