Non si fermano le grandi manovre nel capitale di Piazzetta Cuccia. Il nuovo primo azionista Leonardo Del Vecchio approfitta del collocamento sul mercato dell'intera quota di Unicredit e compra un altro 2,5% di Mediobanca, avvicinandosi così a ridosso del 10%, soglia che non potrà superare senza il via libera di Bankitalia e Bce ma con l'idea di puntare fino al 20 per cento. Sullo sfondo resta, invece, il finanziere bretone Vincent Bolloré, patron di Vivendi, che ha già limato la propria quota dal 7,85% al 6,73, ma è in ottimi rapporti tanto con Mustier quanto con Philippe Donnet di Generali.
A muoversi potrebbe essere anche la famiglia Doris dopo l'alleggerimento del patto di consultazione che con l'uscita dell'istituto di Piazza Gae Aulenti è stato ridimensionato al 12,54%, con Mediolanum a fare da capofila (al 3,28% più lo 0,43% detenuto dalla Finprog della famiglia Doris), seguita da Fininvest ed Edizione dei Benetton (2%). «Escludo che acquisti di quote possano essere fatte da Banca Mediolanum, ma potremmo farlo noi come famiglia, portandola, nel tempo, all'1 per cento. Lo avevamo già in programma, poi i prezzi sono schizzati, ma non escludo di tornare a investire in questa banca nel medio termine», ha detto Massimo Doris, ad di Banca Mediolanum.
Ma i riflettori sono accesi sul patto light di Piazzetta Cuccia. «Non credo decada», ha detto in un'intervista alla Stampa, il fondatore e presidente di Banca Mediolanum, Ennio Doris, aggiungendo che «se altri vorranno partecipare, esamineremo le proposte». Per poi sottolineare nel pomeriggio alle agenzie che il patto leggero «è ancora più importante di prima e deve continuare a esserci». Pur difendendo la diversificazione di Mediobanca, ha evidenziato che «Del Vecchio trova la porta spalancata sull'ampliamento come banca d'affari». In merito a Generali ha rimarcato il ruolo del fondatore di Luxottica perché «con Caltagirone e i Benetton è una garanzia per l'italianità».
Del Vecchio potrebbe quindi chiedere di entrare oppure coagulare un gruppo di soci italiani per dar vita ad un nuovo patto di sindacato e/o di consultazione per stabilizzare la governance, indirettamente anche in Generali. Dove il nocciolo tricolore dell'azionariato possiede circa il 14% con lo stesso patron di Luxottica al 4,86%, Caltagirone al 5% e Benetton al 4 per cento. Uno scudo importante, considerando che se un grande player internazionale avesse la forza di acquisire Mediobanca, si porterebbe a casa anche il 13% del Leone.
Nel frattempo, da Unicredit non si commentano le mosse di Leonardo Del Vecchio. «Abbiamo gestito la nostra quota in Mediobanca indipendentemente», si è limitato a spiegare l'ad Jean Pierre Mustier.
Ribadendo di aver deciso di vendere, incassando 785 milioni, anche perché la proposta di un nuovo patto «più forte» era stata rigettata dagli altri soci: con il patto light «la nostra quota è stata definita non strategica e l'abbiamo venduta». In Piazza Affari, Unicredit e Generali sono volati sui massimi con un rialzo rispettivamente del 5,9% e 3,4% mentre Mediobanca, che il 12 novembre presenterà il suo nuovo piano industriale, ha ceduto l'1,7 per cento.
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