
Il numero uno di Intesa Sanpaolo era l'ospite più atteso al Consiglio nazionale della Fabi. E Carlo Messina non ha certo deluso le attese, ieri, con una sequela di risposte su tutti i temi caldi: dal risiko bancario, al Golden Power fino ai commenti sulle decisioni del capo della seconda banca italiana, Unicredit. Pronti via, Messina è subito entrato sul tema più caldo: «Se Unicredit decidesse di scalare Generali chiamerei Andrea Orcel (il ceo di Unicredit, ndr) e gli direi fermati». Un messaggio che ha fatto correre l'immaginazione di chi prospettava l'arrivo di Intesa Sanpaolo su un cavallo bianco semmai dalle parti di Piazza Gae Aulenti si facesse strada qualche ambizione su Trieste. Messina, tuttavia, è descritto da più parti come desideroso di stare alla larga dal polverone che il risiko in corso solleva quotidianamente, qualsiasi cosa succeda. E ieri non ha fatto che confermare questa percezione ribadendo, in modo anche più risoluto, il suo distacco. Al punto da consigliarlo implicitamente al collega Orcel, «avendo contemporaneamente più operazioni, meglio abbandonarne alcune e puntare su un percorso diverso, forse più ragionevole».
Il pensiero del ceo di Intesa Sanpaolo è molto chiaro anche sulla vicenda Golden Power, salita alla ribalta dopo le prescrizioni del governo italiano sulla potenziale scalata di Unicredit su Banco Bpm. «Le questioni che riguardano il risparmio sono di indipendenza nazionale, sono di sicurezza nazionale e francamente mi stupisco che non ci abbiano pensato prima». Pur non entrando nel merito delle prescrizioni inflitte dal governo a Unicredit e relative all'Ops Bpm, Messina si è dichiarato rassicurato dal fatto che la legislazione italiana, come del resto accade in tutto il mondo ormai, preveda un meccanismo di difesa da potenziali ingerenze che mettano a repentaglio la sicurezza nazionale. Il capo d'Intesa ha quindi nuovamente ribadito il suo disinteresse verso Generali: «Avere una quota di mercato rilevante - il gruppo Intesa è secondo nel ramo Vita - comporta che determinate operazioni non verrebbero autorizzate e quindi è inutile forzare la mano, sia che siano questioni di Antitrust, sia che siano sicurezza nazionale. Se forzi troppo la mano crei un'incertezza che va a danno di tutti». Il messaggio è sembrato diretto anche anche a quanto sta accadendo in Generali, con il gruppo guidato da Philippe Donnet che sta premendo per una controversa alleanza con la francese Natixis. «Se l'Intesa Sanpaolo italiana si mettesse con l'Intesa Sanpaolo spagnola, si creerebbe un problema di sicurezza nazionale nei due rispettivi Paesi. Non mi infilerò mai in un'operazione di questo tipo». Il che non gli ha impedito di dichiararsi possibilista su operazioni che riguardino private banking e asset management. «Il golden power è qualcosa che fa parte del nuovo mondo», ha proseguito, parlando di uno strumento che ha un suo ruolo nelle grandi trasformazioni attualmente in corso.
Nel corso del dibattito si è posto il tema delle quotazioni astronomiche dei titoli bancari coinvolti nel risiko, non solo italiani. E alla domanda se non si è in presenza di una bolla, Messina ha risposto: «Intesa Sanpaolo e Unicredit non sono la stessa cosa di altre presenze sul mercato», dato che «determinati soggetti possono garantire una maggiore sostenibilità dei risultati», mentre «se hai un valore che incorpora un premio per determinate aspettative di aggregazioni o sinergie, da risparmiatore mi porrei qualche domanda».
Il banchiere ha poi elogiato l'operato del governo, citando in particolare la premier Giorgia Meloni e il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti: «Sono convinto che stiano facendo un ottimo lavoro: grazie a loro
abbiamo una gestione eccellente del debito pubblico e della finanza pubblica».Sempre ieri, infine, Intesa ha comunicato che dal 2 giugno al 24 ottobre avrà corso un nuovo buyback sui titoli dell'istituto fino a 2 miliardi.