Il modello Swissair per Alitalia

Il modello Swissair per Alitalia

Ma i commissari di Alitalia non dovrebbero aggiornare con regolarità noi contribuenti che senza essere stati interpellati ci ritroviamo azionisti della decotta compagnia? Una domanda di semplice buon senso ma, purtroppo, in questo Paese il buon senso non gode di grande popolarità.

Veniamo da una lunga e sfiancante stagione di annunci, «di soluzione ad un passo». Con annesse manifestazioni d'interesse che poi hanno puntualmente preso il volo. Perché, al di là dei facili e interessati proclami, Alitalia così come è non gode di alcun appeal. Non è vendibile. E' un'azienda tecnicamente fallita tenuta in vita da denari pubblici (salvataggi di Stato sotto forma di prestiti ponte che mai verranno restituiti). Che continua a perdere: un milione di euro al giorno. Fatico a vedere una strategia a lunga gittata nell'ingresso sulla scena di Ferrovie dello Stato. Il governo si dice convinto che tale partnership favorirà l'arrivo di nuovi acquirenti, di nuovi partner industriali. Visti i precedenti, si tratta semmai di un «pio desiderio». Certo, le Fs (controllate dal ministero dell'Economia) hanno solidità e producono utili e quindi avrebbero le spalle larghe per entrare nella partita. Ma è un'operazione conveniente? In linea strettamente teorica, potrebbe funzionare un asse comune tra servizio ferroviario e aereo. Molto più terra terra, con questa acquisizione Fs si metterebbe in pancia i pesantissimi debiti di Alitalia, con inevitabili ricadute negative sul servizio viaggiatori. Cui prodest? No di sicuro al contribuente/azionista, sempre nel vagone di coda. Non mi allontano dal mio pensiero: l'unica strada ragionevole da percorrere passa ormai dal fallimento della compagnia.

Basta tentennamenti. Si segua l'esempio di Swissair. Riposizionatasi nella galassia Lufthansa, come marchio più prossimo alla categoria low cost. Con ottimi risultati.

www.pompeolocatelli.it

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