«Motore» Usa per Brembo Detroit sempre più italiana

«Motore» Usa per Brembo Detroit sempre più italiana

nostro inviato a Homer (Michigan)

C'è tanta Italia in questo spicchio d'America che si dà un gran da fare per riemergere dal fallimento in cui è piombata la grigia Detroit. Ma non sono solo le fabbriche della neonata Fiat Chrysler Automobiles che viaggiano a pieno ritmo e i fornitori che rappresentano l'eccellenza della componentistica made in Italy a dare un forte contributo in termini di occupazione e Pil; ora anche la grande finanza torna a guardare con più ottimismo a Motor City. È il caso di JpMorgan che ha deciso, nel prossimo quinquennio, di iniettarvi 100 milioni di dollari. I fondi d'investimento, intanto, oltre a dialogare con Fca, seguono con sempre maggiore attenzione anche le altre realtà italiane che si stanno espandendo al di qua dell'Atlantico. Tra queste, c'è la Brembo di Alberto Bombassei, multinazionale leader nella produzione di sistemi frenanti per le vetture di gamma premium, che proprio ieri ha inaugurato l'ampliamento del proprio impianto di Homer, vicino a Detroit. Al taglio del nastro, con il presidente Bombassei, il governatore del Michigan, Rick Snyder, e il ceo di Brembo Usa, Dan Sandberg, c'era anche l'ad di Fca, Sergio Marchionne. L'impianto di Brembo (7.605 dipendenti nel mondo, oltre 1,5 miliardi di ricavi nel 2013) sorge in aperta campagna. Da Homer arrivano quasi tutti i 450 lavoratori che, insieme ai dipendenti del quartier generale e del Centro ricerche di Plymouth, costituiscono l'ossatura dell'azienda negli Usa.
La fabbrica produce dischi freno (12,5 milioni la stima per il 2014) e moduli (400mila quest'anno) per i principali costruttori di auto e moto. Gli Usa, oggetto di un investimento di 83 milioni tra il 2013 e il 2015, sono ormai per Brembo il primo mercato mondiale insieme alla Germania. E Bombassei non esclude ulteriori sviluppi della strategia americana, magari guardando al sempre più forte polo industriale dell'auto nel Centrosud del Paese. «Negli Stati Uniti - spiega Bombassei - la competitività è elevata, grazie ai costi ridotti delle materie prime e dell'energia. C'è poca burocrazia, le tasse sono più basse e molti Stati fanno ponti d'oro agli investitori. A Marchionne auguro di realizzare il piano che ha presentato e il suo progetto premium non può che farci un immenso piacere. Tra l'altro, Alfa Romeo è stato il primo cliente di Brembo». Marchionne, nel ricordare il lungo legame del Lingotto con Brembo, ha risposto affermando che la nuova strategia del gruppo potrà creare nuove oppurtunità per l'azienda di Bombassei. Dall'ad di Fca è quindi arrivato un elogio allo Stato del Michigan, alla sua organizzazione, «al modo di fare lavoro e per lo spirito che anima la sua gente». «Se il modello Michigan può essere esportato in Italia? Certamente - ha risposto l'ad - ma non è l'unico a dover essere preso a esempio».

Marchionne, prima di lasciare Homer, ha fatto sapere di non aver in programma entro il mese di vedere i sindacati, spostando ancora più avanti i dettagli sui piani di rilancio in Italia.
Brembo, intanto, guarda anche ad altri business. Sono in corso contatti con il settore aeronautico (AgustaWestland) per la fornitura di sistemi frenanti.

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