Mps diventa più snella per la fusione

Avanti tutta con le cessioni chieste dalla Ue. E tra i possibili partner spunta il Bilbao

Mps diventa più snella per la fusione

Il Monte dei Paschi accelera la cura dimagrante in vista di un matrimonio da consumare entro la primavera dell'anno prossimo.

Ieri ha raggiunto l'accordo con una società partecipata da fondi di Warburg Pincus per la vendita della controllata Monte Paschi Belgio al prezzo di 42 milioni di euro. L'operazione si aggiunge alle altre dismissioni chiuse negli ultimi mesi: dalle partecipazioni in attività lontane dal core business come la Firenze Parcheggi, alla vendita di parte del patrimonio immobiliare della banca, passando per il lancio dell'Opa volontaria sui bond Casaforte che ha mandato in archivio l'ultima operazione realizzata nell'era Mussari. Mentre resterebbe al vaglio l'ipotesi di mettere sul mercato anche la banca online Widiba. Non solo. Dopo la maxi cartolarizzazione da 2,4 miliardi chiusa a maggio, l'istituto guidato dall'ad Marco Morelli sta cercando di cedere oltre 2 miliardi di crediti deteriorati di leasing o in alternativa vendere la controllata Mps Leasing&Factoring (il progetto Morgana), dismettere un altro grosso pacchetto di sofferenze con il cosiddetto progetto Merlino e cedere i crediti incagliati dei gruppi di costruzioni come Toti e Fusi che in passato hanno avuto rapporti stretti con l'istituto senese. Sono, infine, avanzate, le trattative per liberarsi dell'11% detenuto nella Sansedoni (il braccio immobiliare della Fondazione Mps) e la cessione della piattaforma It. La strada è stata, del resto, tracciata dalla Commissione Ue in cambio del via libera al salvataggio statale che ha affidato temporaneamente il controllo della banca senese al ministero del Tesoro (oggi al 68 per cento). Negli accordi presi con le autorità europee lo Stato deve uscire dal capitale entro il 2021.

Ma il cantiere dell'aggregazione è aperto già da qualche mese e il lavoro dei tecnici del Mef sul dossier senese sarebbe coordinato dallo stesso direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, attraverso un'interlocuzione diretta con le autorità Ue. L'obiettivo è quello di arrivare all'assemblea di primavera per l'approvazione del bilancio con in tasca il nome del futuro partner. Anche perchè a ottobre 2019 Mario Draghi lascerà la presidenza della Bce e prima di traslocare da Francoforte intende gestire il consolidamento invocato ormai da mesi e che, finalmente, sembra pronto a partire in Europa con le voci di fusione tra Commerzbank e Deutsche Bank oltre a quelle su una possibile liason tra Société Générale e Unicredit.

Tra i possibili pretendenti stranieri di Mps, dopo le voci su un possibile interesse da parte dei francesi del Credit Agricole, spuntano anche gli spagnoli del Banco Bilbao che starebbero valutando se riaprire il dossier Italia chiuso malamente qualche anno fa: dopo la fallita aggregazione con Bnl del 2005 e prima dell'acquisizione di Antonveneta dal Santander, a fine 2006, il Bbva fu fermato a un passo dall'altare proprio con il Monte. A dire di no alle nozze, si legge nei faldoni nell'inchiesta sull'acquisto della banca padovana, furono l'ex sindaco di Siena, Maurizio Cenni, l'ex presidente della Provincia, Fabrizio Ceccherini, e l'allora presidente della banca, Giuseppe Mussari.

Del gruppo Bbva-Mps, la Fondazione avrebbe avuto il 12%, un terzo dei consiglieri e un premio di maggioranza di un miliardo, ma Mussari&C preferirono fare affari con la concorrente Santander. Il Bilbao potrebbe, ora, prendersi una rivincita.

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