Mps, interrotti i negoziati tra Unicredit e Mef. "Miliardi persi per colpa del Pd"

Rottura del negoziato tra il Tesoro e il gruppo bancario. La Lega va all'attacco: "Mesi, anni, miliardi e posti di lavoro persi per colpa del Pd. Ora cosa propone Letta?"

Mps, interrotti i negoziati tra Unicredit e Mef. "Miliardi persi per colpa del Pd"

Le voci circolate nelle scorse ore hanno trovato conferma: il ministero del Tesoro e Unicredit hanno interrotto i negoziati su Mps. Le due controparti lo hanno ufficializzato in un comunicato diramato, limitandosi ad annunciare la rottura del negoziato relativo alla compravendita del Monte dei Paschi avviato il 29 luglio. Nella nota congiunta il Mef e il gruppo bancario hanno fatto sapere che, nonostante l'impegno di entrambe le parti, si è deciso di imporre uno stop ai "negoziati relativi alla potenziale acquisizione di un perimetro definito di banca Mps". Al momento non sono stati resi noti i motivi della rottura, così come continua a esserci una nube piena di incognite sul futuro della banca senese.

La polemica politica

La notizia ha ovviamente innescato le prime reazioni politiche. La Lega è andata all'attacco, mettendo nel mirino il Partito democratico di Enrico Letta. "Che soluzione propone l'onorevole Letta, eletto pochi giorni fa proprio a Siena? Mesi, anni, miliardi e posti di lavoro persi per colpa del Pd", hanno denunciato fonti del Carroccio. Erano infatti scoppiate forti polemiche sulla candidatura del segretario dem alle elezioni suppletive di Siena: in palio c'era il seggio alla Camera lasciato vacante da Pier Carlo Padoan, diventato un anno fa presidente di Unicredit.

Si segnala la presa di posizione anche di Italia Viva, che ha chiesto al ministro dell'Economia e delle Finanze o al direttore generale del Tesoro di riferire "prontamente" nelle commissioni Finanze di Camera e Senato in merito alla situazione relativa a Mps e alle sue prospettive future. La richiesta è stata avanzata dai renziani Luigi Marattin e Luciano D'Alfonso. Per Benedetto Della Vedova, segretario di +Europa e sottosegretario agli Esteri, "l'alternativa non può essere proseguire come nulla fosse con Mps nazionalizzato, ma una nuova soluzione di mercato".

Andrea Valenti, segretario provinciale del Partito democratico senese, sostiene che istituzioni e sindacati dei lavoratori "non devono abbassare minimamente la guardia" ma diventare invece "parte attiva del percorso intorno ai punti minimi di salvaguardia". Valenti parla di "permanenza della direzione a Siena" e in particolare della necesssità di "una presenza dello Stato per accompagnare la sua evoluzione". L'interruzione della trattativa Unicredit-Mef è stata accolta positivamente da Eugenio Giani, governatore della Regione Toscana: "Il Monte dei Paschi di Siena ce la può fare, senza dover essere incorporato in altra banca".

Letta: "Mef corretto"

Sulla situazione è intervenuto anche Enrico Letta, che giudica "assolutamente corretto" il modo in cui il ministero del Tesoro ha portato avanti questa vicenda. La sua impressione è che Unicredit "pensava di partecipare a una svendita". Ora, sostiene il segretario del Pd, occorre avere più tempo nel rapporto con l'Europa e avere più opzioni in campo: "Credo che ci siano le possibilità di farlo. Da adesso in poi sono sicuro che ci saranno più opzioni".

La rottura

Come spiegato da Il Sole 24 Ore, i colloqui si sono interrotti "sotto il peso di un'irriducibile distanza" tra le condizioni poste dal Ceo di Unicredit (Andrea Orcel) e ciò che era disposto ad offrire il Tesoro (azionista di controllo di Siena con il 64% del capitale). Infatti, stando a quanto rivelato da Reuters, i negoziati si sarebbero incagliati su due elementi principali: un gap di valutazione fino a 3,5 miliardi di euro e un'iniezione di capitale da 6,3 miliardi di euro che sarebbe stata richiesta da Unicredit.

Questo perché la richiesta di capitale di 3 miliardi di euro avrebbe tenuto conto di aggiustamenti contabili negativi che sono ritenuti in gran parte ingiustificati dal Tesoro. Inoltre il gruppo bancario avrebbe valutato le attività di Mps che avrebbe acquisito a circa 1,3 miliardi di euro, mentre il Tesoro le avrebbe valutate tra i 3,6 miliardi e 4,8 miliardi di euro.

A questo punto il Tesoro potrebbe chiedere maggiore tempo all'Unione europea per (ri)privatizzare la banca: secondo gli accordi presi, il socio pubblico dovrà realizzare

la vendita entro la primavera 2022. Inoltre non è da escludere che il piano di rafforzamento predisposto dall'amministratore delegato di Mps, Guido Bastianini, possa essere rivisto e ripresentato almeno in parte alla Bce.

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