Economia

Mps, sì al piano ma col maxi aumento Hanno detto

nostro inviato a Cernobbio (Como)

«Abbiamo risolto le difficoltà: nel tempo massimo di due mesi dalla ricezione del piano di ristrutturazione di Mps, la Commissione potrà dare il via libera con determinate condizioni». Il commissario Ue alla Concorrenza, Joaquin Almunia, nel corso del Workshop Ambrosetti di Cernobbio, ha sostanzialmente anticipato l'ok ai 4 miliardi di Monti-bond che hanno consentito la sopravvivenza del Monte dei Paschi.
Due precondizioni sono state già rese note. «L'accordo raggiunto tra Ue e Tesoro prevede che l'aumento di capitale sia superiore al miliardo di euro già stabilito», ha sottolineato Almunia, precisando che l'operazione dovrà essere eseguita entro 12 mesi dall'ok dell'Antitrust comunitario (presumibilmente, perciò, entro la fine del 2014). Il commissario non ha voluto specificare se l'entità della ricapitalizzazione si avvicinerà a 2 miliardi come ventilato da alcuni rumor sempre smentiti dall'ad dell'istituto senese, Fabrizio Viola. Nell'ipotesi che l'importo venisse raddoppiato, la quota dell'azionista principale, la Fondazione Mps, si diluirebbe dall'attuale 33,5 al 18,6% (al lordo di eventuali nuove dismissioni parziali della partecipazione sulla quale grava un pegno).
La conversione in equity dei Monti-bond nel caso l'aumento non venisse realizzato è stato il fattore che ha convinto Almunia a orientarsi per il «sì». Il commissario, ieri, ha incontrato il ministro del Tesoro, Fabrizio Saccomanni, proprio per mettere a punto gli ultimi dettagli dell'intesa ed, evidentemente, il Tesoro ha dovuto accettare questa clausola alla quale avrebbe voluto sottrarsi già in sede di emissione degli strumenti finanziari di sostegno alla banca. «Se l'aumento di capitale fallisce, ci sarà la conversione immediata dei Monti-bond». In quel caso, Mps sarebbe di fatto nazionalizzata e toccherebbe poi al Tesoro cercare un partner al quale cedere le proprie azioni. Agli attuali valori di Borsa, i 4 miliardi di «aiuti», trasformati in titoli azionari di nuova emissione, equivarrebbero al 61,5% di Rocca Salimbeni.
Tra le altre condizioni anticipate da Almunia, vi è la «graduale riduzione» del portafoglio di titoli di Stato (23,4 miliardi i Btp in portafoglio) e dei derivati. E, soprattutto, ha rimarcato il commissario, dovrà essere posta molta attenzione al «taglio dei costi». Per Siena è uno dei capitoli più spinosi: non tanto per le retribuzioni dei manager (il presidente Alessandro Profumo, nel 2012, ha percepito solo 60mila euro come consigliere), ma per un'eventuale nuova stretta sui dipendenti (sono state chiuse 400 filiali e l'occupazione calerà di circa 4.500 unità) che comporterebbe l'apertura di un nuovo fronte con il sindacato. Ieri sia il ministro Saccomanni che l'ad Viola, a Cernobbio, erano moderatamente tranquilli. Forse, la parte più difficile comincia adesso.

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