Elon Musk, il patron di Tesla, è nervoso. Un atteggiamento che ieri è costato il crollo delle azioni a Wall Street e la perdita, alla voce capitalizzazione, di oltre 3,7 miliardi di dollari. Per Musk il 3 maggio 2018 passerà alla storia come il «giovedì nero» di Tesla. Il manager, con le sue mancate risposte agli analisti sul futuro di Model 3, la berlina elettrica da 35.000 dollari la cui produzione va a rilento, e sulla necessità o meno di procedere a un rifinanziamento della società, ha di fatto rovinato una giornata iniziata nel segno della fiducia. Il mercato, infatti, una volta comunicati i conti della prima trimestrale dell'anno, non aveva reagito male. Un segnale di fiducia, nonostante il flusso di cassa negativo per oltre 1 miliardo di dollari e peggiore delle attese. Le vendite di vetture, invece, hanno fatto segnare una crescita del 20%, con 8.812 Model 3, modello dedicato a un pubblico di massa, uscite dalle concessionarie. In calo, invece, le immatricolazioni del Suv, Model X, e della berlina sportiva Model S.
Fin qui tutto bene, o quasi. La situazione è degenerata quando Musk è stato sottoposto al fuoco di fila di domande da parte della comunità finanziaria. Quesiti che il fondatore di Tesla ha definito come «aridi e noiosi». «Queste domande mi stanno uccidendo», ha quindi liquidato la conference call. L'atteggiamento è stato interpretato alla stregua di un segnale di debolezza. E così sono iniziate le vendite a Wall Street. Dal commentare il quinto rosso consecutivo, con perdite raddoppiate a 709,6 milioni di dollari, ma inferiori alle attese, il mercato ha reagito duramente alla strafottenza di Musk, con Wall Street cartina di tornasole.
Troppe, infatti, le promesse non rispettate dal manager sudafricano il cui patrimonio netto calcolato da Forbes ammonta a 19,6 miliardi di dollari (il crollo ieri delle azioni è costato a Musk oltre 780 milioni). All'inventore di Tesla, al quale va il merito di aver creduto per primo all'auto elettrica, il progetto Model 3 sembra non portare bene. I suoi guai, infatti, sono iniziati proprio con il lancio della Tesla «a buon mercato». La società avrebbe dovuto far uscire dalla fabbrica 5.000 vetture a settimana da dicembre. Appuntamento rimandato, prima a marzo e poi a giugno.
Questa volta l'obiettivo è stato confermato, anche se con un margine di cautela («ci sono difficoltà a fare stime accurate su tempi precisi»).Intanto, visto l'allungarsi dei tempi, in molti hanno dato disdetta all'ordine di questa berlina, facendo contenti i rivali premium tedeschi che hanno deciso di puntare sull'elettrico.
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