«I primi e incerti segnali di ripresa devono indurre a rafforzare tutte le azioni di sostegno all'economia, in uno sforzo generale al quale non può mancare l'apporto del sistema bancario e finanziario» a partire «da un adeguato sostegno dei finanziamenti alle imprese», in particolare alle Pmi. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato alla Giornata del Risparmio organizzata dall'Acri un messaggio non convenzionale intervenendo direttamente nel dibattito sul ruolo degli istituti di credito nel superamento della crisi.
Una risposta, seppure indiretta, gliel'ha fornita il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che nel suo intervento alla manifestazione ha sì confermato la solidità del sistema-Italia, ma anche evidenziato criticità da superare in vista dell'Unione bancaria e della vigilanza unica. «Le opinioni secondo cui il sistema bancario italiano avrebbe forti necessità di ricapitalizzazione non sono fondate», ha detto il numero uno di Via Nazionale. «Agli eventuali fabbisogni di capitale - ha aggiunto - si dovrà far fronte attingendo alle proprie risorse, evitando di distribuire dividendi, cedendo attività non strategiche, contenendo i costi». A questo proposito il governatore ha ribadito che le banche devono operare «interventi decisi sui costi, inclusi quelli del lavoro che rappresentano oltre la metà dei complessivi» per recuperare redditività. Di questo processo «non potrà non essere parte una revisione decisa delle remunerazioni dell'alta dirigenza».
Il problema, tuttavia, è che le banche «pur non essendo responsabili della crisi» hanno da affrontare problemi strutturali come l'intreccio con le imprese finanziate e contemporaneamente partecipate. Questa connessione «non deve essere fonte di distorsioni nelle scelte di erogazione di credito», ha sottolineato dando l'ultima spallata al sistema dei salotti buoni.
Al banco degli imputati, però, gli istituti di credito non accettano di sedersi. «Basta con la demonizzazione delle banche», ha detto il presidente Abi, Antonio Patuelli, ieri tampinato dai sindacati che a Roma protestavano contro la disdetta del contratto (e che oggi faranno chiudere gli sportelli).
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.