Dopo la Grande Crisi del 1929, il presidente Usa Roosevelt (eletto nel '32) comprese che doveva fornire una risposta convincente ai cittadini americani alla domanda più difficile: da dove incominciare per far ripartire un'economia al collasso. Con una sferzata al comparto finanziario; una riforma di sistema atta a distinguere in modo netto l'attività fra banche commerciali e quelle d'affari. Occorreva arginare il prevalere di logiche speculative che avevano impattato in modo traumatico sul risparmio dei cittadini. E che avevano portato al crack finanziario. Roosevelt avviò il New Deal.
L'economia reale si riprendeva il centro della scena grazie al coinvolgimento diretto e trasparente degli istituti di credito a vocazione commerciale. Le mosse che ha in mente Donald Trump (non entro nel merito di valutazioni politiche e di alleanze internazionali) per ridare slancio all'economia Usa richiamano nella sostanza quello straordinario risveglio liberale. Ai signori di Wall Street il presidente ha parlato chiaro: urge rimettere in moto la macchina ingolfata. E, allo stesso tempo, rivitalizzare il sistema con la netta divisione di compiti tra banche commerciali e d'affari.
A ognuno il suo, insomma. Senza demonizzare alcuno. Le banche commerciali tornano in prima linea: fornire servizi e aprire linee di credito alle imprese che ne hanno i requisiti. Così anche le sigle territoriali escono dalla marginalizzazione a cui erano state costrette. Questa novità uno degli aspetti più convincenti della Trumponomics potrebbe prospettare per gli Usa un New Deal.
Mentre l'Europa arranca e si divide tra chi vuole rimanervi riformando gli accordi e chi, in nome di un populismo inconcludente, ne auspica il dissolvimento. E con l'Italia che si avvita, incapace di avviare riforme complessive e a lunga gittata, non solo nel settore creditizio.www.pompeolocatelli.it
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