Economia

Niente crisi ed export in aumento per l'olio extravergine italiano

Unaprol a Sorrento per il "Sirena d'oro" fa il punto sul settore. Esportazioni in crescita del 3,5% rispetto al 2011. Gli oli di maggior pregio concorrono al 70% delle vendite all'estero. Il made in Italy vola soprattutto verso Usa, Germania e Giappone. Ma anche verso Cina e Russia.

L'olio è da sempre l' «oro verde» della nostra economia. Un punto fermo della nostra alimentazione, della nostra tradizione, della nostra cultura eno-gastronomica. Un sinonimo di benessere. Ma anche un'industria florida che può contare sulla rendita naturale di un prodtto simbolo del nostro made in Italy, brand ancora forte all'estero e valore aggiunto sugli scaffali internazionali. La crisi economica, finora lo ha lambito soltanto parzialmente, grazie soprattutto alle esportazioni ma anche a consumi interni che restano dinamici.
Gli italiani scelgono l'extravergine
Il punto sull'andamento del settore è stato fatto dal presidente di Unaprol, il Consorzio Olivicolo Italiano, Massimo Gargano a Sorrento in occasione del Premio Sirena d'Oro, il concorso nazionale riservato agli oli extravergine di oliva dop e igp che aspira a diventare per l'olio quello che Vinitaly è diventato per il vino. Ebbene, in base ai dati, risulta che gli italiani acquistano sempre più extra vergine e sulla tavola cresce la domanda di DOP e IGP . Nel 2012 sono stati venduti in Italia più di 217 milioni di litri di olio per un valore di 850milioni di euro. La categoria decisamente più venduta è l'extravergine che concentra il 72% del fatturato con 157 milioni di litri venduti. L'olio di oliva scende al 13% e l'olio extra vergine con il marchio «100% italiano» raggiunge una quota del 12%.
Vendite in crescita nel Centro Italia e in Sardegna
Le vendite, soprattutto di extravergine, si concentrano al Centro Italia e in Sardegna, dove si riscontra una progressione del 3% sia con riferimento ai volumi, sia ai valori. Nelle altre ripartizioni territoriali si osservano contrazioni abbastanza contenute con un dato positivo per il «100% italiano» nel Sud. Per quanto riguarda le vendite di olio extra vergine, primeggia la Lombardia con 24 milioni di litri venduti per un valore di 97 milioni di euro, seguita dalla Toscana con 16 milioni di litri per un valore di 60 milioni di euro e dal Lazio con 15 milioni di litri e un valore di 55 milioni di euro. Le vendite degli oli DOP e IGP si concentrano prevalentemente nel Nord Italia dove spicca, ancora una volta, la Lombardia con quasi 738 mila litri venduti per un fatturato di circa 8 milioni di euro. Le vendite di olio extravergine biologico raggiungono il massimo delle vendite in Lombardia con 483mila litri venduti per un fatturato di circa 4 milioni di euro. In Emilia Romagna con 210mila litri ed un fatturato di 1,7 milioni di euro ed in Toscana con 206mila litri ed 1,6 milioni di euro. Per quanto concerne il 100% italiano è la Toscana con 7 milioni di litri e un fatturato di 23 milioni di euro ad avere la prima posizione.
Stabile l'andamento dei prezzi
I prezzi praticati nella grande distribuzione per l'olio extra vergine tra il 2011 ed il 2012 sono risultati sostanzialmente stabili. Prendendo la Campania come campione si scopre che nel 2012 gli oli extra vergine di oliva sono stati venduti mediamente ad un prezzo di 3,22 euro al litro mentre quelli DOP- IGP hanno scontato un prezzo maggiore fino a raggiungere i 9,35 euro al litro e il 100% italiano venduto mediamente a 3,32 al litro. «Sono 600 le filiere tracciate da Unaprol con circa 7mila aziende in tutta Italia già pronte per il mercato» spiega Gargano. «In tale situazione di mercato permangono le difficoltà per il raggiungimento di un adeguato livello di redditività per gli olivicoltori che producono olio di qualità e non vedono adeguatamente remunerati i costi di produzione sostenuti».
Vola l'export made in Italy: +3,5% rispetto al 2011
Nel 2012 l'Italia ha acquistato dall'estero olio per circa 1.100 milioni di euro, con introiti che hanno superato 1.200 milioni di euro. Le importazioni hanno superato di 183mila tonnellate l'export. Insomma continuiamo a importare più olio di quello che esportiamo. I volumi importati, nel 2012, hanno quasi raggiunto il livello di 600 mila tonnellate, ma hanno registrato una flessione del 4,2% attribuibile in misura maggiore al segmento degli oli d'oliva. Gli approvvigionamenti dalla Spagna - nostro storico competitore non tanto sul fronte della qualità quanto su quello della quantità - hanno subito una contrazione del 12%, determinata prevalentemente dalla diminuzione della produzione spagnola. Le esportazioni pari a 416 mila tonnellate sono comunque aumentate. La progressione è stata del 3,5% rispetto al 2011. Anche in questo caso è stata determinante la performance degli oli di maggior pregio che concorrono al 70% delle vendite all'estero. Il made in Italy vola con buoni risultati verso gli Usa, con 133 mila tonnellate di olio esportato (con una progressione del 5,3% in quantità e del 4% in valore). Negli States, anche se il consumo totale sfiora appena il 2% del totale di tutti i grassi vegetali, la vendita di olio è in aumento perché viene percepito dal consumatore statunitense come un prodotto della salute in linea con i nuovi stili di vita. Ma ci sono anche altri Paesi che guardano verso l'Italia. In Germania si sono raggiunti livelli di 48 mila tonnellate di olio esportate ( +6,6% in volume e +3,2% in valore). In Giappone la performance è migliorata di molto, con una crescita del 24% in quantità e del 20% in valore. Tra i Paesi nuovi consumatori si segnalano Cina e Russia, con un incremento dell'export del 18% sia in volume, sia in valore. «E' un segnale che premia gli sforzi delle imprese italiane che producono alta qualità» dice Gargano per il quale «questi dati confermano la carica positiva dei programmi di promozione del consumo consapevole realizzati in tutto il mondo da Ue, Italia e Unaprol».
La speranza della legge «salva-olio»
Di certo l'alta qualità e l'innovazione sono le sfide dell'extravergine targato made in Italy, costretto da una concorrenza spietata a diversificare la propria offerta, a puntare su un prodotto di categoria superiore, rivendicando la difesa di un marchio, spesso usato a sproposito da produttori stranieri ma anche da aziende nostrane che per aumentare i profitti si lanciano in ardite miscele di oli di provenienza diversa, fornendo informazioni nebulose. Un problema che l'approvazione, nel dicembre 2012 della legge «salva olio» - proposta da Colomba Mongiello (Pd) e Paolo Scarpa (Pdl) - che prevede il reato di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine per chi mette in etichetta indicazioni fallaci evocative di «una specifica zona geografica di origine degli oli vergini di oliva non corrispondente all' origine territoriale delle olive» dovrebbe rendere meno insidioso.

Ma sulla cui applicazione tutto il sistema-Italia dovrà vigilare con rigore e attenzione.

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