«Nostre tecnologie a Fiat? Toyota pronta a valutare»

«Nostre tecnologie a Fiat? Toyota pronta a valutare»

«E pensare che, nell'autunno del '95, quando sperimentammo il nostro sistema ibrido, l'auto non si spostò di un centimetro. E così accadde per i 49 giorni successivi. Poi, verso la fine dell'anno, riuscimmo a far muovere il prototipo anche se solo per 500 metri». Takeshi Uchiyamada, da giugno presidente di Toyota Motor Company, il costruttore numero uno al mondo, passerà alla storia come l'inventore di una motorizzazione, quella termica abbinata a quella elettrica, che ha segnato una nuova pietra miliare nella storia dell'auto. Vinta questa difficilissima sfida, che nei primi mesi sembrava potersi tramutare in flop, Uchiyamada (è sua l'idea della Prius, prossima alla quarta generazione), vede ora con soddisfazione i concorrenti utilizzare, seppur con varianti, la tecnologia ibrida.
Le vendite di modelli ibridi Toyota in Giappone sono pari, in questo momento, al 43% del totale e al 13-14% nel mondo. Guardando al 2020, Uchiyamada prevede, soprattutto nei Paesi industrializzati, una percentuale di auto ibride pari al 20%. Ospite a Milano dell'annuale «Quattroruote Day», dove è stato anche premiato per la sua invenzione, il presidente di Toyota, incalzato dal Giornale, si è dichiarato pronto a valutare «la vendita delle nostre tecnologie ibride a Fiat Chrysler se ci fosse una richiesta in tal senso». Il gruppo automobilistico italo-americano è infatti tra i pochi a non avere in gamma, almeno allo stato attuale, modelli ibridi. Uchiyamada ha quindi ricordato l'unica joint venture che la casa giapponese ha in corso, con Bmw. «Abbiamo sempre ritenuto - ha puntualizzato il “papà” dell'auto ibrida - che queste tecnologie non dovessero essere detenute da un solo soggetto». Il messaggio a Sergio Marchionne è così partito, anche se il Lingotto, attraverso il suo Centro ricerche, progetti di fattibilità ne ha già presentati. L'ingegnere giapponese ha anche risposto a una domanda sulla possibilità che il gruppo investa in Italia, realizzando uno stabilimento che possa servire come hub produttivo tra l'Europa e il Nordafrica.
Il Paese, è stato ribadito più volte, ha bisogno della presenza di un secondo forte produttore di auto, che porterebbe il governo ad adottare una serie di leve fiscali e sgravi capaci di attrarre nuovi investitori. L'ipotesi, però, non è realizzabile a causa del calo generale delle vendite in Europa. «Anche noi - ha spiegato Uchiyamada - nel vostro Continente non abbiamo una capacità produttiva completamente sfruttata.

Risulta così difficile pianificare nuove aperture di impianti». Infine, un'altra battuta su Fiat Chrysler: «Le due aziende hanno punti di forza in aree e in segmenti diversi, che non si sovrappongono in mercati forti. E questo offre loro grandi opportunità».

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