Economia

Nuova era nel commercio: nasce il contratto su misura

Sangalli: «Non è più tempo di un solo modello valido per tutti gli addetti». Eliminati gli aumenti automatici

Cgil, Cisl e Uil hanno firmato l'accordo sul nuovo modello contrattuale nel terziario con Confcommercio. L'accordo parte dall'intesa per stabilire criteri di misurazione della rappresentanza non solo per le organizzazioni sindacali, ma anche per la parte che dà lavoro. Il contratto nazionale rimane centrale ed è affiancato dal contratto aziendale o territoriale che può in parte modificarlo. Non ci sono automatismi per gli aumenti, ma si fa riferimento agli andamenti dei settori e ai risultati della trattativa. Si tratta del terzo accordo tra sindacati e associazioni di imprese su un nuovo modello contrattuale, dopo quello siglato con Confapi, e con gli artigiani e le Pmi (Cna, Confartigianato, Casartigiani e Claai).

Obiettivo dell'intesa è rilanciare la produttività e impedire il dumping contrattuale (soprattutto quello retributivo). Nel testo si sottolinea la necessità di «misurare» la rappresentanza delle aziende, oltre che dei sindacati. Una novità rilevante è che «per gli aumenti retributivi, il contratto collettivo nazionale, prenderà a riferimento le dinamiche macro economiche, gli andamenti del settore e dei tradizionali indici dei prezzi al consumo». Dunque gli aumenti salariali non saranno più affidati a meccanismi automatici. Un'altra novità riguarda invece la contrattazione di secondo livello, che potrà essere aziendale o territoriale ma non sovrapponibili. Con questa contrattazione sarà possibile derogare o sospendere in via sperimentale quanto stabilito nel contratto nazionale anche a livello economico in caso di crisi, di necessità di sostenere l'occupazione o di stimolare lo sviluppo.

«Abbiamo sempre sostenuto - ha detto il presidente di Confocommercio, Carlo Sangalli - che la materia della contrattazione dovesse essere lasciata alla autonomia delle parti sociali, le sole in grado di trovare quegli equilibri che giustificano un accordo, anche perché siamo convinti che non sia più il tempo di un solo modello contrattuale per tutti i settori economici. Il terziario di mercato che, costituisce la principale area di occupazione del Paese e contribuisce in modo significativo al pil richiede una visione prospettica anche sul versante delle relazioni sindacali. Per questo abbiamo trovato un'intesa».

Per Annamaria Furlan della Cisl l'accordo mette la parola fine a inutili polemiche. «Bisogna valorizzare il sistema - ha detto - senza pensare se sia più importante il primo o il secondo livello di contrattazione, i quali, insieme si caratterizzino per le tutele complessive ai lavoratori e soprattutto per la spinta che danno agli investimenti delle imprese».

MC

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