Economia

Nella "guerra" al diesel la vittima è chi lavora. Altro regalo alla Polonia

Il colosso multinazionale dell'automotive tedesco Mahle ha annunciato la chiusura dei due stabilimenti in Italia. A rischio altri 452 posti di lavoro

Nella "guerra" al diesel la vittima è chi lavora. Altro regalo alla Polonia

In questi giorni l’attenzione pubblica è concentrata sulla delicata vicenda dell’ex Ilva di Taranto e le migliaia di persone che potrebbero perdere il posto di lavoro. Ma questa non è l’unico problema inerente il mondo del lavoro. Nel nord Italia, infatti, si sta per aprire un nuovo fronte che potrebbe mettere vedere licenziati altri 452 operai, con gravi ripercussioni sulle loro famiglie e per il territorio.

Come riporta La Verità, il cuore della vicenda è il comune piemontese di Saluzzo, in provincia di Cuneo. Qui operai e i tecnici della filiale italiana della Mahle, colosso multinazionale dell'automotive tedesco con 79.000 dipendenti e 160 stabilimenti, che produce componenti per i gruppi automobilistici teutonici potrebbero presto finire in mezzo alla strada. Questa infausta prospettiva è determinata dalla guerra ai motori diesel da parte del governo giallorosso.

L'azienda ha già annunciato la volontà di chiudere i due stabilimenti italiani, l’altro si trova a La Loggia nel Torinese, trasferendo la produzione di pistoni per propulsori diesel in Polonia. La stranezza è che nel maggio scorso la stessa Mahle dichiarò di credere nell'Italia acquisendo l'80% della parmigiana Brain Bee, specializzata in forniture per officine. In questa operazione, l’azienda investì quasi 11 milioni di euro. Pochi mesi dopo, però, il quadro sembra essere profondamente cambiato.

Una scelta non casuale ma dovuta a diversi fattori: in Polonia ci sono costi di produzione minori e la presenza di un impianto di proprietà dell’azienda. Non meno importante è la valutazione secondo cui in Italia il prodotto andrà a scomparire. Nonostante la situazione critica, con posti di lavoro a rischio per centinaia di persone, dal governo al momento proviene solo silenzio.

Come sottolinea ancora La Verità, oggi attorno all'elettrificazione di massa delle auto straniere esistono interessi riuniti in lobby che mirano a colpire gran parte delle aziende che producono motori termici e guadagnare più denaro approfittando della notevole riduzione di organi meccanici.

L'atteggiamento delle associazioni industriali della meccanica, come quelle piemontesi, appare insolito e autodistruttivo in quanto invece di iniziare una seria discussione con il governo guidato da Conte stanno assecondando la transizione. Il perché di questa non-azione risiederebbe nel fatto che gli stessi gruppi sperano di poter continuare ad operare, anche se in tono minore, su plastiche, cablaggi e silicio. Una speranza e nulla di più, soprattutto se si tiene conto che questo tipo di componenti vengono prodotte da nazioni come Cina e India a costi irraggiungibili per le realtà occidentali.

In Italia, nel mese appena concluso, le vendite di auto sono aumentate del 6,67%. L’incremento però sarebbe dovuto alle immatricolazioni a chilometri zero e dei saldi di fine anno e non per le norme antinquinamento e dei bonus governativi. I risultati migliori sono quelli raggiunti proprio da Volkswagen con un +37%, e Audi (+24,9), auto in larga parte con motori diesel.

Le 452 persone che rischiano di perdere il lavoro attendo risposte, anche veloci, da parte del governo.

Commenti