Rinuncia, rinvia, risparmia. È il «modello delle tre R», il mantra della crisi che risuona ossessivamente nelle famiglie italiane, strette nella morsa della recessione. Così, i consumi sono ormai ai minimi dagli anni Novanta: d'altronde, 4,2 milioni di famiglie - il 17% del totale - non riescono a coprire tutte le spese con il proprio reddito. Tanto che i negozianti hanno ripristinato «il quadernino» dove si segnano i conti in sospeso dei clienti, come nel dopoguerra. E anche nelle case dove ancora si va in pari, o magari si arriva perfino a risparmiare qualcosa, il pensiero del futuro fa paura.
È il pesante bilancio dell'era Monti, contenuto nel rapporto redatto dal Censis e da Confcommercio, che misura la fiducia di famiglie e imprese italiane, ormai ai minimi storici. Undici milioni di famiglie temono di non riuscire a mantenere l'attuale tenore di vita. A far paura è soprattutto il deterioramento del mercato del lavoro, divenuto per molti inaccessibile, per tutti a rischio: secondo l'analisi, il 25% degli occupati teme di perdere il posto nei prossimi sei/sette mesi e un altro 27% teme una riduzione dello stipendio per il prolungarsi della recessione. Timori tutt'altro che infondati: «Nel 2013 chiuderanno 250mila imprese del terziario, di mercato e dell'artiginato», ha detto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. E ancora una volta, richiama la politica ai suoi doveri, rilanciando l'appello presentato da Rete Imprese Italia: «Le imprese hanno già dato tutto quello che dovevano e potevano fare, anche di più. Oggi gli imprenditori hanno perso la pazienza, non fategli perdere la speranza, adesso tocca voi».
Per Sangalli «c'è assoluta necessità e urgenza di avere un governo che consenta alle imprese di tornare a essere protagoniste dell'economia e dell'occupazione». Nell'immediato, Confcommercio chiede al governo di «cestinare l'aumento dell'Iva previsto per luglio e procedere all'immediata progressiva riduzione delle tasse per le famiglie e per il lavoro» per far ripartire i consumi e ridare un po' di speranza.
La paura del futuro, infatti, spinge alla rinuncia anche chi potrebbe concedersi qualche spesa extra: per i primi sei mesi dell'anno le famiglie che prevedono di effettuare una spesa consistente per voci come la ristrutturazione della casa, o l'acquisto di un elettrodomestico o di mobili o di un mezzo di locomozione risultano ai minimi rispetto a quanto rilevato nei quattro anni precedenti.
In 14,5 milioni di famiglie si incontra difficoltà a risparmiare e per più di 13 milioni è un problema affrontare una spesa imprevista come pagare un medico o riparare l'auto guasta.
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