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Open Fiber, la banda accelera ma mancano 5mila addetti

Il gruppo guidato da Rossetti sta trattando col governo il ripianamento di extracosti per 850 milioni. Balza l'utile

Open Fiber, la banda accelera ma mancano 5mila addetti

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Extracosti per oltre 850 milioni e una forte carenza di mano d'opera sono i due temi prioritari sul tavolo dell'ad di Open Fiber, Mario Rossetti. In questo autunno caldissimo per le tlc italiane - con il riassetto in casa Tim - il gruppo milanese della fibra ottica, oggi in mano a Cdp (60%) e Macquarie (40%) e da aprile presieduto da Paolo Ciocca, vuole arrivare preparato al prossimo step: la creazione di una rete unica nazionale. Così, con la messa a terra del nuovo piano industriale si è aperto un tavolo con il governo per il riconoscimento degli extra-costi generati dalle aree bianche: ovvero quelle zone a bassa densità abitativa, in cui il governo si sta impegnando a portare la fibra fino a casa (Ftth). Si tratta però di aree rurali o di piccoli Comuni dove nessuno investe e per la cui infrastrutturazione la società ha dovuto sostenere costi aggiuntivi. In parte per il crescente costo delle materie prime e, poi, per il disallineamento tra i bandi di gara e le aree da infrastrutturare: è stato necessario costruire circa 14mila chilometri in più di quanto fosse previsto al momento della gara. Le prossime settimane saranno quindi cruciali per definire un accordo che vada a riequilibrare il Piano economico finanziario secondo un gap stimato in oltre 850 milioni. Non solo. È iniziata una interlocuzione anche per ridefinire il perimetro della concessione che è del 2016 e ha dei limiti: non include il collegamento con la rete nazionale, che Open Fiber si è assunta in proprio, e nemmeno l'ultimo miglio, cioè i 40 metri fino alle abitazioni che sono realizzati anch'essi con fondi privati di OF. In questo quadro va considerato che lo Stato nel 2037, al termine della concessione, rischierebbe di trovarsi una rete monca, con la testa e la coda di proprietà di un soggetto privato. L'altro grande tema riguarda la messa a terra dei progetti. Secondo un documento interno, la circostanza cade nel pieno di una congiuntura particolare: tutti gli operatori infrastrutturali attivi nel Piano, anche al di fuori delle tlc, stanno cercando di reperire manodopera, e in Italia manca il personale di cantiere. Gli operatori di settori diversi finiscono quindi per farsi concorrenza. In ogni caso, dei 10mila addetti mancanti, a Open Fiber ne servono 4-5mila.

La società, che a fine luglio ha approvato una semestrale con ricavi per 267 milioni (+28%) e un utile lordo di 103 milioni contro i 77 realizzati l'anno scorso compiendo una capriola decisamente positiva, ha cercato di dare una risposta concreta lanciando, insieme al gruppo Aspi, il consorzio Open Fiber Network Solutions, per formare e assumere manodopera da impiegare nei cantieri.

Ma la strada è ancora lunga e sarebbe necessario un intervento di sistema da parte del governo. Sullo sfondo intanto prosegue la trattativa da parte della società con le 32 banche che nel 2021 avevano lanciato un maxi project financing di 7,2 miliardi. Il plafond va aumentato - anche perché nel piano sono entrate anche le aree grigie (quelle nelle quali è presente un solo operatore di rete) - ma la trattativa è legata a doppio filo anche alla risposta che il governo darà sugli extra costi.

D'altra parte, l'aggiornamento del piano, che conferma il completamento delle aree bianche entro il 2024 e delle aree grigie nel 2026, necessita di nuove risorse al netto del bilancio positivo chiuso il 31 luglio scorso.

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