L'approssimarsi del primo anno di Ferrari, ora in pancia alla Exor di John Elkann, nel listino di Wall Street (la campanella suonò il 21 ottobre 2015) dà lo spunto per guardare ai programmi futuri dell'azienda. Il 3 novembre il cda approverà i conti del terzo trimestre e gli analisti si attendono un riscontro positivo, grazie anche alla maggiore disponibilità di modelli. A Maranello, intanto, non si guarda solo alle celebrazioni del 2017 per i 70 del Cavallino rampante e a come riportare in auge il team di Formula 1. La vera sfida che la «nuova» Ferrari, quella della futura generazione di supercar che arriverà sulle strade dal 2023 in poi, si chiama green. Le crescenti normative capestro sulle emissioni e la sempre maggiore difficoltà delle auto con motorizzazioni tradizionali a circolare nelle città, impone ai costruttori, tutti, strategie in linea con le nuove tendenze.
A Maranello la discussione è aperta, tanto che al recente Salone «Mondial» di Parigi il direttore commerciale Enrico Galliera ha confermato che gli ingegneri stanno lavorando sull'ibrido (motorizzazione peraltro già esistente su LaFerrari), affermando però «che mai ci sarà una Ferrari elettrica», strada imboccata invece da Porsche.
Ma sarà proprio così? C'è comunque chi sostiene che un'opzione «elettrica» sarebbe chiusa nei cassetti, ma sempre in vista della futura generazione di modelli e se la situazione dovesse imporne la produzione. Insomma, a Maranello si starebbe lavorando a un piano aggressivo con una gamma di prodotti molto articolata soprattutto in chiave green. E la scommessa da vincere è quella di interpretare questa svolta, imposta dal mercato, in chiave Ferrari, cioè senza perdere quelle caratteristiche a livello di sound e prestazioni che hanno determinato il successo della Rossa.
Si andrà incontro a un ulteriore downsizing delle motorizzazioni? In futuro sarà offerta anche una Ferrari V6 ibrida? Di certo molte cose cambieranno. Le regole del mercato non fanno sconti. Vero è, inoltre, che per tenere testa e vincere la nuova sfida serviranno forti investimenti. Ferrari riuscirà ad affrontarli autonomamente oppure aprirà a un partner con il quale condividere, alla voce costi, la svolta green?
Del resto anche in Fca, dopo le iniziali resistenze, si comincia a pensare seriamente all'ibrido e all'elettrico. E per occuparsi di queste strategie, guida autonoma compresa, l'ad Sergio Marchionne ha deciso di trasferire da Maranello a Mirafiori l'ex McKinsey, Ervino Riccobon, affermato esperto di automotive. Lo stesso Riccobon starebbe anche verificando le migliori opzioni per stringere possibili accordi. Lavori in corso, dunque, sul tema green sia in Ferrari sia in Fca.
Il 21 ottobre, intanto, sarà un anno (movimentato soprattutto fino allo scorso aprile) di quotazione Usa per il Cavallino rampante. «Ferrari è adrenalina - sintetizza in proposito Roberto Russo, ad di Assiteca Sim - e, per non smentirsi mai, nel suo primo anniversario ha rispettato la sua fama anche per gli azionisti, i quali hanno vissuto un lungo gran premio di Borsa caratterizzato da una partenza a ottobre 2015 in pole position (quotazione a 52 dollari e subito un massimo a 60,97 dollari nella prima seduta), da un clamoroso rallentamento con una pericolosa foratura a febbraio 2016 (minimo a 31,66 dollari e -39% dalla quotazione) e infine, dopo una sosta ai box, da un'avvincente rimonta fino ai giorni odierni dove è tornata a primeggiare». Venerdì, a Wall Street, le azioni «Race» (da gennaio sono anche nel listino di Milano), hanno chiuso a 52,7 dollari.
Non è così, invece, sui circuiti di F1.
Per il presidente e ad Marchionne ci sono ancora quattro gran premi per evitare il suo primo record negativo nel circus (zero vittorie), come accadde nella stagione fallimentare 2014, anno culminato con l'esonero di Luca di Montezemolo.
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