Da inizio anno al 21 novembre scorso le aziende italiane di medie dimensioni quotate in Borsa avevano reso il doppio rispetto a quelle grandi. Infatti mentre l'indice Ftse Italia Mid cap, rappresentativo delle medie imprese di Piazza Affari, segnava un +32,7%, l'indice Ftse Mib delle 40 blue chips non andava oltre un +16,1%. Quindi, a meno di inaspettati capovolgimenti di fronte nelle prossime settimane, il 2017 è destinato a chiudere con un buon risultato anche per chi ha investito nei piani individuali di risparmio (Pir). Infatti il regolamento di questi prodotti prevede che devono investire per almeno il 70% in strumenti finanziari di aziende italiane. Di questo 70%, il 30% deve essere indirizzato in società non presenti nell'indice Ftse-Mib o in indici esteri equivalenti, in modo da far affluire denaro anche verso imprese medio-piccole. In pratica, almeno il 21% (il 30% del 70%) del capitale dei Pir confluisce in azioni e obbligazioni delle pmi.
Ma, dopo oltre otto anni di rialzi senza (quasi) soluzione di continuità, e dopo aver messo a segno un guadagno del +169,5% (in base all'indice Ftse Italia Mid cap) dal minimo del 9 marzo 2009, le pmi italiane, non potranno salire all'infinito. O, perlomeno, non potranno farlo tutte allo stesso modo. Si renderà sempre più necessaria una selezione per individuare i vincitori e i vinti dei prossimi anni. In quest'ottica, le grandi reti italiane di consulenti si sono già mosse. Banca Mediolanum, per esempio, ha annunciato l'intenzione di diventare una banca d'affari dedicata alle pmi per sostenere le eccellenze del made in Italy nel mondo. Un progetto che, come ha detto l'ad di Mediolanum Massimo Doris, ha visto ben otto società di quelle incontrate negli eventi realizzati sul territorio negli ultimi mesi che si sono dette interessate a sbarcare sull'Aim: un listino, quest'ultimo, che grazie anche ai Pir, beneficia di nuova liquidità e di un aumento della domanda di mercato per i titoli delle micro-aziende italiane.
Banca Generali, invece, grazie all'accordo in esclusiva siglato con PriceWaterhouseCoopers Advisory, fornisce servizi di corporate finance ai propri clienti che si possono avvalere delle competenze del network italiano e internazionale di PwC. Azimut, invece ha sviluppato Azimut Libera Impresa, per rispondere alle nuove esigenze di «fare impresa» con soluzioni specifiche per ogni fase del ciclo di vita di un'azienda.
Senza dimenticare che, sia i colossi nazionali, come Unicredit e Intesa Sanpaolo, che le realtà specializzate sul territorio italiano, come le banche di credito cooperativo e Iccrea Banca, assicurano da anni un supporto alle imprese nell'ambito di operazioni di acquisizione, cessione, fusione e scissione, predisposizione di piani industriali, valutazione di aziende o di rami di azienda e attività di due diligence.EM
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