«Le Parti si impegnano e obbligano reciprocamente a tenere confidenziale e riservato il contenuto della presente Scrittura Privata per tutta la durata della stessa; conseguentemente ogni divulgazione di notizie connesse con la Scrittura Privata dovrà essere concordata preventivamente per iscritto tra le Parti. Si intendono riservati e confidenziali anche i contenuti delle riunioni periodiche effettuate». Tra le righe del parere legale dell'avvocato Maurizio Riverditi che l'ex presidente di Fondazione Crt, Fabrizio Palenzona, ha portato in consiglio d'amministrazione, si leggono le disposizioni dell'articolo 6.1 del famigerato patto occulto che riporta i nomi di ben 13 persone del Consiglio di indirizzo di Fondazione Crt, con in testa il dimissionario Corrado Bonadeo. Disposizioni che, secondo Riverditi, presentano «alcuni significativi profili di criticità, ponendosi in contrasto con gli obblighi - imposti dalla legge e dallo statuto - di trasparenza e di tracciabilità delle decisioni assunte in seno alle fondazioni bancarie». E ancora: l'intesa tra i consiglieri «genera il rischio che vengano veicolate nella vita della Fondazione, in modo occulto rispetto al normale processo decisionale, interessi di natura extrasociale, anche potenzialmente confliggenti con l'interesse dell'Ente». Insomma, una sorta di fondazione nella Fondazione che avrebbe mirato a indirizzare la vita e le scelte dell'Ente. Va da sé che, nell'ipotesi che il patto avesse prodotto effetti, poteva «costituire un ostacolo all'attività di vigilanza.
È, infatti, pacifico che tutte le regole statutarie e la loro modificazione debbano essere comunicate e approvate dal ministero dell'Economia e delle Finanze, che ha la vigilanza sulle Fondazioni bancarie». Ma a che punto era il perfezionamento del patto? In base alle informazioni giunte all'avvocato, tra cui diverse conversazioni Whatsapp anche fra alcuni partecipanti, l'accordo «parrebbe essere stato concluso e posto in esecuzione», scrive Riverditi. Alla luce di tali fatti, la denuncia al Mef firmata da Palenzona, per la quale il segretario generale Andrea Varese fu sfiduciato dal cda, costituiva «l'adempimento di un potere/dovere di tutelare gli interessi della Fondazione». Nelle conclusioni del parere legale, si afferma che il documento intitolato «Patto di consultazione e di pre-adesione a Gruppo Consiliare La Fondazione di Domani nel Consiglio di Indirizzo FCRT» potrebbe determinare gli estremi del reato di ostacolo alle funzioni di vigilanza, il rischio di distorsione delle procedure (e delle maggioranza prescritte dalla Statuto) e di indebita rivelazione agli organi di stampa della questione concernente l'esistenza del patto. Il riferimento è a un articolo sulle pagine del Corriere-Torino del 10 aprile 2024, dal titolo Palenzona stoppa il patto degli ex fedelissimi.
Secondo quanto Il Giornale è in grado di rivelare, i nomi riportati sul testo del patto occulto sono Corrado Bonadeo, Pier Benedetto Francese, Davide Franco, Gianluca Gaidano, Francesco Galietti, Paolo Luciano Garbarino, Elisabetta Mazzola, Riccardo Piaggio, Alessandra Siviero, Giuseppe Tardivo, Fiorenza Viazzo, Cristina Di Bari e Michele Rosboch. Tra questi, però, i consiglieri Piaggio e Siviero hanno smentito di avere mai firmato il patto e, anzi, di esserne stati all'oscuro dell’esistenza fino al 9 aprile, data della ricezione di una comunicazione formale da parte della segreteria della Fondazione Crt agli organi. Lo stesso Bonadeo avrebbe poi ammesso di avere inserito nell’elenco persone che non aveva interpellato. Tant’è che è in lista anche Galietti, che è il consigliere ad avere denunciato il patto dopo che gli era stato inviato via mail da Bonadeo.
Il documento vincolava le parti a consultarsi reciprocamente prima di ogni riunione del Consiglio d'Indirizzo della Fondazione, al fine di individuare gli orientamenti comuni da esprimere poi nell'organo di indirizzo. Bonadeo, e questo probabilmente è il motivo per cui ha deciso di dimettersi, era indicato come il portavoce del patto nei confronti della presidenza e del cda. Gli obiettivi dell'intesa sarebbero stati di influire su approvazione del bilancio, programmazione pluriennale, nomine, atti strategici e di investimenti, ma anche le decisioni sulle linee erogative e la distribuzione dei contributi. L'esistenza e la messa in esecuzione del patto, sempre secondo Riverditi, sarebbe desunta dalle dichiarazioni riferite da Antonello Monti allo stesso Palenzona, alla presenza di Maurizio Irrera e Marco Giovannini; dalle modalità di conduzione del cda del 19 aprile (quello che ha sfiduciato Varese); dalla ricostruzione dei fatti fornita dal consigliere Galietti nella «Denuncia integrativa e chiarimenti dal medesimo trasmessa al Mef il 10 aprile, nonché dai documenti ad essa allegati». Oltre alle comunicazioni whatsapp tra lo stesso Galietti e Bonadeo. Nonostante queste informazioni fossero note al cda, nella riunione di lunedì, i consiglieri senza il presidente Palenzona hanno comunque deciso di non proseguire le indagini.
Una decisione arbitraria che certamente indurrà il Mef, che della Fondazione è il vigilante, a voler fare chiarezza.*Il testo dell’articolo è stato aggiornato in data 30 aprile 2024, in seguito ai fatti emersi successivamente al 25 aprile
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