Patuelli: "Inviati Bce nei cda? Si rischia di aggravare le crisi"

Abi non favorevole al rafforzamento della sorveglianza. "Non impedire un crac equivale a esserne responsabili"

Patuelli: "Inviati Bce nei cda? Si rischia di aggravare le crisi"

«Per la Banca centrale europea sarebbe prudenziale non inviare i proprio rappresentanti a presenziare ai consigli di amministrazione delle banche vigilate perché non impedire un evento equivale a cagionarlo». Il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, nel corso di un seminario organizzato dall'associazione a Firenze, ha manifestato la propria contrarietà all'ipotesi formulata dal capo della Vigilanza di Francoforte, Andrea Enria, e che è già stata criticata apertamente dal presidente di Société Générale, Lorenzo Bini Smaghi.

A questo proposito, Patuelli ha ricordato che la storia bancaria italiana insegna come i rappresentanti delle istituzioni che usavano partecipare ai cda di istituti agrari o di medio credito «non furono in grado di impedire i limiti delle loro gestioni», ha commentato Patuelli evidenziando che «di conseguenza chi della vigilanza Bce fosse in cda che ponessero in essere provvedimenti che non fossero consoni e che non fossero combattuti in tempo reale con ogni energia e segnalati da rappresentanti Bce renderebbe qualche problema alla Bce medesima».

Sebbene il seminario abbia messo in evidenza come lo stato di salute del settore bancario italiano sia complessivamente buono, non mancano i motivi di preoccupazione. I rialzi dei tassi portano con sé una serie di complicazioni che vanno dalla maggiore difficoltà dei debitori nel restituire i prestiti all'incremento del costo della raccolta alla perdita di valore del portafoglio titoli di Stato a fronte dei maggiori rendimenti riconosciuti. «Dovremo accantonare di più per far fronte al deterioramento degli indici patrimoniali», ha spiegato Patuelli rimarcando che le banche faranno di tutto per non far mancare il credito, mentre il direttore generale, Giovanni Sabatini, ha precisato che «la redditività è in ripresa ma resta sotto pressione» poiché la Vigilanza Bce «non molla la presa e fa continui richiami a considerare i rischi emergenti». Ecco perché , ha sottolineato Sabatini, «occorre completare l'insieme dell'unione bancaria in un rigoroso equilibrio tra gli obiettivi di stabilità e crescita del mercato e delle sue competitività». Secondo l'Abi, far prevalere l'ottica della tutela della concorrenza, che mira «a limitare al minimo necessario» gli aiuti concessi alle banche, «ha pregiudicato in taluni casi la stabilità del settore bancario». Secondo Sabatini, bisognerebbe «perseguire un'armonizzazione delle procedure nazionali di insolvenza per le banche, almeno a livello di base, così da evitare che gli operatori, i creditori e i depositanti possano essere trattati in modo difforme in ambito europeo».

Non per nulla il presidente Patuelli ha ripetuto più volte, non senza polemica: «Viva i Fondi interbancari di tutela dei depositi!», riferendosi chiaramente a quello italiano che, dopo la doppia sentenza su Tercas è autorizzato a

intervenire in caso di difficoltà come avvenuto con Carige. Le difficoltà riscontrate in Europa su Fondo unico di risoluzione e assicurazione sui depositi rendono ancora preferibile la soluzione italiana a quella comunitaria.

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