Pechino taglia i tassi per salvare il mattone

Dalla sforbiciata dello 0,5% risorse per 142 miliardi

Pechino taglia i tassi per salvare il mattone
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Pechino rompe gli indugi per rivitalizzare l'economia cinse. L'obiettivo di crescita del 5% di Xi Jinping (in foto) risulta a rischio e gli investitori erano in pressing per il varo di misure di stimolo. Così la Banca centrale cinese (Pboc) ha ridotto dello 0,5% il coefficiente di riserva obbligatoria per le banche, liberando circa 1 trilione di yuan (142 miliardi di dollari) per nuovi prestiti. Il governatore Pan Gongsheng ha aperto anche a un ulteriore allentamento prima della fine dell'anno (tra lo 0,25% e lo 0,50%). Contestualmente la Pboc ha varato un pacchetto di misure di sostegno al mercato azionario domestico e al settore immobiliare, da tempo in profonda crisi. I tassi dei mutui in essere sono stati limati di 50 punti base e l'acconto minimo per l'acquisto di una casa scende dal 25% al 15%.

La reazione dei mercati è stata decisamente positiva con in prima linea l'azionario cinese (+4% per lo Shanghai Composite e l'Hang Seng di Hong Kong). Nuovi massimi storici per l'indice Msci World, mentre in Europa il Dax tedesco è tornato in area 19mila a ridosso dei massimi di sempre. A livello settoriale l'effetto Cina ha fatto rifiatare i titoli minerari e del lusso, con questi ultimi tra i più penalizzati nell'ultimo anno dalla loro esposizione al gigante asiatico. Rialzi superiori al 3% per i colossi francesi Lvmh e Kering, mentre l'italiana Brunello Cucinelli ha segnato +4,2 percento.

Non mancano alcune perplessità sull'efficacia di queste misure, arrivate a una settimana di distanza dal maxi-taglio della Fed. Lo stimolo monetario da solo non è ritenuto in grado di rilanciare l'economia cinese alle prese con problemi strutturali. «Può esserci un effetto ricchezza positivo - rimarca Paul Donovan, capo economista di Ubs Global Wealth Management - .

Tuttavia queste misure sembrano imitare ciò che ha funzionato in passato, piuttosto che adattarsi alle circostanze economiche molto diverse di oggi», dove l'economia del Dragone deve fronteggiare un alto tasso di risparmio, popolazione in calo e il peggioramento dei rapporti commerciali di un paese che per anni è cresciuto a ritmo spedito grazie al traino delle esportazioni.

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