Economia

Pensioni, l'ultima beffa sull'età: servono 5 mesi in più

Manca il decreto e scattano gli adeguamenti per le pensioni anticipate e di vecchiaia. "Quota 100" è a rischio rinvio

Pensioni, l'ultima beffa sull'età: servono 5 mesi in più

Anno nuovo, vecchi problemi. Soprattutto di ritardi. Dopo l'approvazione della manovra e l'introduzione di "Quota 100", la tanto chiacchierata riforma delle pensioni non si è ancora tradotta in una legge. O meglio, in un decreto. Nella bozza circolata nei giorni scorsi i tecnici avevano informato chi di dovere che il dl sarebbe dovuto essere approvato entro il 31 dicembre, ma così non è stato. E ora l'applicazione delle nuove norme sull'assegno pensionistico rischiano di impantanarsi nell'ingorgo della burocrazia italiana.

L'aumento di cinque mesi delle pensioni

Il governo infatti aveva annunciato che dal primo gennaio avrebbe fatto in modo di evitare l'aumento di cinque mesi per la pensione anticipata, adeguamento previsto dalla legge attualmente vigente proprio per l'inizio del 2019. Fino al 31 dicembre si poteva smettere di lavorare a 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne), ora invece servono 43 anni e 3 mesi. Lo stesso vale per la pensione di vecchiaia: fino a due giorni fa riservata a chi raggiungeva i 66 anni e 7 mesi di età (e 20 di contributi), mentre oggi occorrono 67 anni. Storia identica per la pensione dei lavoratori precoci: la legge ha fatto scattare il primo gennaio l'aumento di cinque mesi (da 41 anni a 41 anni e 5 mesi) il limite per chi ha iniziato a lavorare prima dei 18 anni. Il governo avrebbe voluto evitare questi adeguamenti, ma non ha ancora approvato il decreto legge (dovrebbe arrivare settimana prossima). Dunque ora non basterà cancellare l'aumento, ma l'esecutivo dovrà ridurre di cinque mesi l'adeguamento che nel frattempo è diventato operativo.

Quota 100 in ritardo

Il ritardo, se così possiamo chiamarlo, potrebbe creare qualche problemino tecnico. Dopo l'approvazione del dl occorrerà aspettare le circolari dell'Inps e serviranno i tempi burocratici per far sì che arrivino. In teoria le pensioni con "quota 100" (riservate a chi ha raggiunto 62 anni d’età e 38 di contributi entro il 31 dicembre 2018) dovrebbero decorrere da aprile, ma - come fa notare il Corriere - è possibile che gli assegni arrivino in ritardo. I lavoratori hanno infatti già maturato i requisiti, potrebbero fare domanda ma l'Inps non ha un decreto valido su cui iniziare a lavorare per le circolari e i moduli per la presentazione della domanda.

Un ritardo che riguarderà circa 200mila lavoratori del settore pruivato, visto che per quello pubblico i tempi sono più lunghi e le decorrenze partiranno solo da luglio o ottobre.

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