La riforma delle pensioni è ancora in alto mare, ma qualcuno tenta già la fuga anticipata dal lavoro. occhio però ai nati nel 1953. Per una donna, essere nata in quell’anno in Italia, in molti casi potrebbe non essere stata una fortuna. In più d’una è finita in quella classe di lavoratrici costrette ad inseguire il sogno di una pensione che nate nello stesso anno, per il solo fatto di aver lavorato nel pubblico e aver avuto figli, hanno ottenuto un trattamento molto più vantaggioso. Compagne di banco alle elementari, ma in pensione a trenta anni di distanza una dall’altra.
In effetti è questo il destino che potrebbe toccare in sorte a due donne nate nel 1953, che, con il rinvio delle modifiche alla Legge Fornero in tema di flessibilità, potrebbero ora uscire dal lavoro con trent’anni di differenza di età. L’ulteriore aumento previsto per il 2018 penalizzerà soprattutto le donne nate nel 1953 (per quelle nate nel 1952 è prevista un’eccezione che prevede, a fronte di 20 anni di contributi versati, l’uscita a 64 anni più l’aspettativa di vita) che rischiano di dover aspettare il 2020 per andare in pensione. Ipotizziamo, infatti, che la prima abbia cominciato a lavorare nel pubblico impiego poco dopo il diploma nel 1975 e che, come riporta il Messaggero, abbia usufruito della possibilità di andare in pensione “baby” dopo aver versato 14 anni sei mesi e un giorno di contributi (possibile fino al 1992 per le donne sposate con figli), quindi a fine 1989 a 36 anni. E ipotizziamo che la compagna di banco si sia laureata e abbia iniziato a lavorare nel 1978 nel settore privato.
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