I "nuovi poteri" assegnati a Roberto Gualtieri, finiti sotto i riflettori in seguito al decreto legge 52 del 16 giugno 2020, potrebbero rappresentare un problema istituzionale.
Secondo quanto riferisce l'Huffington Post, con il decreto Rilancio sarebbe stato consentito al Mef di andare ben oltre i limiti previsti dalla legge di contabilità. Al netto di valutazioni politiche e personali, infatti, la decisione di bilancio dovrebbe spettare al Parlamento e non "slittare" al governo, come sancito dal comma 8 dell'articolo 265 del citato dl.
Domenica il Mef ha sottolineato in una nota che quelli assegnati a Gualtieri non erano "superpoteri". Tutto doveva essere visto nell'ottica di una sorta di "meccanismo di vasi comunicanti" necessario per adempiere a due obiettivi: favorire "l'erogazione in continuità delle risorse a favore delle categorie interessate" e rendere "più veloci ed efficienti le procedure di spesa".
"La norma in questione – si leggeva ancora nel comunicato - è presente anche nei decreti legge 18 del 17 marzo e 34 del 19 maggio e, come avvenuto già in passato, consente che - a seguito di apposito monitoraggio effettuato in tempo reale - eventuali risparmi collegati ad una sovrastima delle spese relative ad una certa misura possano essere utilizzati a copertura di eventuali sottostime di altre misure già previste dai decreti legge messi in campo dal Governo per fronteggiare l'emergenza Covid".
Un problema istituzionale?
Nel recente passato, e nella fase più critica dell'emergenza sanitaria, la modalità descritta dal Mef è in effetti stata utilizzata per ben due volte: nell'ultima legge di Bilancio e nel decreto Cura Italia (articolo 126 comma 7). C'è tuttavia una sostanziale differenza tra i due precedenti citati e quanto stabilito dal dl Rilancio. Il "meccanismo dei vasi comunicanti", per usare il lessico del Ministero, non solo è stato ripetuto, ma anche aggravato, in quanto non più isolato nel decreto Cig.
In che cosa consiste questo "punto di svolta"? Nella rimodulazione, mediante decreto ministeriale, di somme assegnate in via legislativa. Il fatto- sottolinea ancora l'HuffPost, è che la legge permette rimodulazioni "all’interno della stessa missione e comunque dello stesso Ministero, senza però toccare le spese dipendenti da fattore legislativo".
Il problema istituzionale nascerebbe dal fatto che l'attuale legge di contabilità e finanza pubblica (la numero 196/2009) deriverebbe dall'attuazione diretta dell'articolo 81 della Costituzione.
Il "meccanismo dei vasi comunicanti" bypasserebbe ogni step e rimodulerebbe, senza decreto ministeriale, somme assegnate senza alcuna autorizzazione legislativa. Detto altrimenti, il rischio è che le due Camere possano essere "escluse" da decisioni fondamentali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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