Non si abbassa la febbre delle acquizioni in Big Pharma. Pfizer, l'azienda farmaceutica più grande al mondo, tenta il tutto per tutto per acquisire la rivale angoloscandinava AstraZeneca, che finora ha respinto ogni sua offerta. Compresa l'ultima, che il colosso americano ha messo sul piatto ieri: 106 miliardi di dollari, un record. Il numero uno di Pfizer, Ian Read, ha così deciso di giocare la carta della politica, rivolgendosi addirittura al premier britannico David Cameron affinchè sostenga il suo progetto. Nozze in vista invece tra Bayer e Merck: il colosso tedesco sta negoziando in via esclusiva l'acquisto della divisione farmaci di largo consumo del gruppo statunitense e l'annuncio dell'accordo è atteso per la settimana prossima.
Ma gli occhi sono puntati sulla «fusione del secolo», quella tra Pfizer e AstraZeneca: «In una logica industriale un matrimonio fra le due aziende è un'opportunità irresistibile», afferma Ian Read. Nascerebbe infatti un gruppo leader nei settori oncologia, infiammazione, cardiovascolare e disturbi metabolici, di cui le competenze accademiche del «triangolo d'oro» Oxford-Cambridge-Londra rappresenterebbero «una componente vitale», assicura Read. A Downing Street, Pfizer promette che stabilirà la residenza fiscale del nuovo gruppo e della sede europea nel Regno Unito (il che, secondo gli osservatori, significa circa un miliardo di dollari l'anno di tasse in meno), che costruirà un nuovo centro di ricerca di AstraZeneca a Cambridge e che almeno il 20% dell'occupazione in ricerca e sviluppo del nuovo gruppo che sorgerà dalla fusione sarà basato in Gran Bretagna. Cameron ha risposto che la decisione «spetta al cda e agli azionisti dei due gruppi», ma che valuterà con attenzione le promesse di Pfizer se «offriranno una tutela sufficiente delle nostre priorità».
Più agevole il cammino di Bayer, che avrebbe messo sul piatto,secondo fonti vicine al negoziato, circa 14 miliardi di dollari, da pagare in parte in contanti e in parte con uno scambio di asset farmaceutici.
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