La manovra 2016 riserverà diverse sorprese. Una su tutte riguarda le pensioni. Palazzo Chigi vorrebbe introdurre con la legge di stabilità maggiore flessibilità in uscita ma con un’operazione che non impatti troppo sui conti pubblici. Tra le varie opzioni del governo ce n'è una che viene ritenuata la più probabile da parte degli economisti e dei giuslavoristi. Si tratterebbe di un mix tra assegno ridotto e prestito pensionistico per consentire il pensionamento a partire dal sessantaduesimo anno di età anagrafica. Ma come ricorda il Sole24ore la soglia di accesso ai pensionamenti ridotti alla fine potrebbe essere collocata a quota 63 anni di età. La riduzione del trattamento sarebbe sempre più alta per ogni anno di anticipo in più partendo da un “taglio” del 3% ma il lavoratore avrebbe la possibilità di integrare il trattamento utilizzando il “prestito”.
L'effetto è immediato: l’assegno viene ridotto per chi lo incassa prima con un taglio di circa il 3% per ogni anno di mancata contribuzione. Ma attenzione, il mix assegno ridotto-prestito non escluderebbe a priori l’adozione anche del reddito minimo garantito tarato sugli over 55 con un ammortizzatore in scadenza, previsto sempre dal pacchetto Boeri. Molto dipenderà dalle risorse disponibili. Il quadro sarà definitivo a settembre. Il piano dovrebbe scaturire da una precisa proposta del Governo che comunque terrà conto dei progetti già presentati (anche di natura parlamentare), a partire da quello del presidente dell’Inps. E che potrebbe anche prevedere un contributo di solidarietà sulle pensioni più elevate, magari sopra i 3mila-3.500 euro netti al mese. Il costo dell’intervento è di circa 400-500 milioni l’anno.
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