Economia

Il piano di Gubitosi per volare sul treno

L'ingresso di Trenitalia nel capitale pare più politico che industriale. Con la spinta di Renzi

Il piano di Gubitosi per volare sul treno

Trenitalia muove su Alitalia? L'idea, rilanciata giovedì dalle parole del commissario Luigi Gubitosi, potrebbe tornare d'attualità dopo le nozze con le Ferrovie dello Stato che erano state ventilate già nel 2013, nel pieno della precedente crisi del vettore italiano. Gubitosi non è entrato nel merito, ma l'unica società che ha menzionato parlando del futuro di Alitalia è stato proprio quella del gruppo ferroviario. Auspicando una non precisata «collaborazione» con la divisione delle ferrovie che si occupa della gestione dei treni e del trasporto vero e proprio, il commissario potrebbe anche aver voluto lanciare un'esca o un indizio sul futuro della compagnia aerea. Indiscrezioni politiche attribuirebbero all'ex premier Matteo Renzi le fila di un possibile accordo in questa direzione nonostante le recenti smentite delle Fs.

Per Alitalia sarebbe l'ultima spiaggia, visti i numeri del gruppo. Ma per Fs? Paradossalmente è stata proprio Trenitalia, durante il lungo regno di Mauro Moretti, a «tagliare le gambe» alla compagnia aerea (almeno sulle rotte interne) attraverso il lancio e il successivo successo dell'Alta velocità. Ma pare anche un controsenso economico tanto che gli esperti bocciano in toto l'idea di un'integrazione. «Un matrimonio treno-aereo di questa portata spiega al Giornale, Andrea Giuricin, docente di Economia dei trasporti dell'Università Bicocca vorrebbe dire nazionalizzare la compagnia. Ricordiamo che le Fs sono al 100% pubbliche e un ingresso nel capitale non avrebbe senso anche dal punto di vista economico visto che in capo ad Alitalia pendono 3 miliardi di debiti. Inoltre, un coinvolgimento di Trenitalia sarebbe l'anticamera di una serie di sussidi più o meno indiretti ad Alitalia».

A convincere il mercato, anche della bontà di un sacrificio del genere potrebbero essere però le sinergie. «Lo escluderei, anche perché non vedo sinergia che non si possa mettere in atto con un semplice accordo industriale che esuli da sottoscrizioni di capitale», ha aggiunto Giuricin rilanciando la possibilità che Gubitosi possa riferirsi a Trenitalia «come carta da giocare nel corso del piano di ristrutturazione per rendere la compagnia più appetibile» per i competitor veri che potrebbero farsi avanti in questi sei mesi. Una sorta di asso nella manica «per tagliare i rami secchi di Alitalia sul fronte domestico». In particolare «per quanto riguarda alcune rotte a breve raggio come la Roma Fiumicino-Firenze, la Roma-Bologna e la Roma-Napoli». Tre business dove Alitalia ha il monopolio del traffico (in perdita) e che muovono in totale mezzo milione di passeggeri. Un'ottima merce di scambio da dirottare sull'alta velocità iniziando a ridurre nel contempo la lunga voce dei costi nei conti della compagnia aerea. «Si tratterebbe di una collaborazione sensata e in particolare che sarebbe orientata alla creazione del modello hub and spoke su Roma Fiumicino». Alitalia concentrerebbe in un unico aeroporto (Roma hub) una serie di collegamenti da altri aeroporti (spokes), i quali pertanto non risulterebbero uniti tra loro in maniera diretta ma attraverso l'aeroporto di riferimento del vettore. «Questa sarebbe una collaborazione proficua tra le due aziende, ma dobbiamo assolutamente rimanere conclude Giuricin - nell'ambito delle intese private». Il rischio è infatti è quello che lo Stato, come ha ricordato anche il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, metta altri soldi dopo aver perso già 8 miliardi.

Mentre i sindacati sono stati convocati per il 10 maggio, continuano però a moltiplicarsi le società che negano un interesse per la compagnia.

Ieri è stata la volta di Iag, la holding che controlla Iberia, British Airways e Vueling, che vede piuttosto dalla crisi Alitalia l'opportunità per un'espansione della propria low cost.

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