Piccole banche crescono e fanno concorrenza alle big

In Toscana la Cras si fonderà con Bcc Umbria e così nascerà Banca Centro. Ma il risiko è soltanto all'inizio

Piccole banche crescono e fanno concorrenza alle big

L'unione fa la forza. E la concorrenza alle big del credito. Nel Centro Italia è partito il risiko tra le piccole banche «di vicinato», radicate da decenni sul territorio, che, mettendosi insieme, possono colmare il vuoto lasciate dalle grandi firme, affossate negli anni dalle relazioni pericolose tra finanza e politica. Soprattutto a Siena, dove molti correntisti non hanno superato il «lutto» di aver perso il «babbo Monte», finito temporaneamente sotto il controllo dello Stato. Il Tesoro dovrà però uscire dal capitale di Mps entro il 2021, forse già prima; probabilmente con l'arrivo di un cavaliere forestiero.

Nelle contrade il cambiamento è stato difficile da digerire, considerando la simbiosi con Monte Paschi e l'orgoglio «da campanile» che ancora resiste. Superato il trauma, i correntisti, artigiani e piccoli imprenditori a caccia di liquidità hanno cominciato a guardarsi intorno e a bussare ad altri sportelli. Come quelli di Banca Cras, rimasta con una filiale in piazza del Campo a Siena, dove non c'è più quella di Mps: la piccola banca di Sovicille, presieduta da Flavio Faccendi, è partita nel 1964 con una cinquantina di soci (tutti artigiani e agricoltori) che oggi sono oltre 10mila, e sta diventando ancora più grande. Nel 2009 si è fusa con la Bcc di Chianciano, l'anno dopo con Banca Costa Etrusca (allargandosi così alle province di Grosetto, Livorno e Pisa), nel 2015 si è unita con Bancasciano, accumulando un patrimonio di 83 milioni ed entro luglio dovrebbe fondersi con la Bcc Umbria presieduta dal Palmiro Giovagnola per trasformarsi in Banca Centro. L'accordo è vicino su presidenze a rotazione (la prima andrà all'Umbria con l'attuale numero uno Giovagnola) e sul fatto che la sede legale del nuovo istituto e il direttore generale Umberto Giubboni restino a Sovicille e gli uffici amministrativi in Umbria.

Dopo le nozze che necessitano del via libera di Bankitalia, il nuovo gruppo supererà i 170 milioni di capitale complessivo con 62 sportelli sparsi in sei province diverse tra Toscana, Umbria, Marche e Lazio, 70mila clienti, 420 dipendenti e quasi 17mila soci. Il passo successivo sarà l'approdo al gruppo bancario cooperativo Iccrea. Lo stesso cui ha aderito Chianti Banca con l'ok dell'assemblea arrivato lo scorso 16 dicembre. Sede legale a due passi da Siena, a Monteriggioni, 100mila clienti, quasi 27mila soci, fino a maggio 2017 era presieduta da Lorenzo Bini Smaghi (ex membro del consiglio direttivo della Bce) che era stato indicato da Bankitalia quale traghettatore dell'istituto in acque più placide dopo il buco di bilancio da 90 milioni.

In Toscana scommettono che il risiko interregionale continuerà anche nel 2019 con un matrimonio proprio tra la nuova Banca Centro e Chianti Banca. Nel frattempo, anche Ubi, dopo aver salvato e assorbito l'Etruria, Banca Marche e CariChieti sta prendendo terreno nei «feudi» aretini e senesi. Dove il Monte dei Paschi, per il momento, continua la cura dimagrante in vista di possibili nozze da celebrare il prossimo anno. Secondo quanto risulta al Giornale, l'istituto guidato da Marco Morelli punta a vendere la piattaforma It e 85 immobili strumentali, tra cui le filiali più prestigiose tra cui quella a due passi dal Duomo a Milano e quella di via del Corso, a Roma. Valore stimato: attorno al mezzo miliardo di euro.

Nei giorni scorsi Morelli ha anche incontrato i sindacati per fare il punto del piano di ristrutturazione al 2021 e in particolare sulla riduzione degli organici del gruppo che al primo trimestre del 2019 riguarderà l'uscita di 500 risorse per cui la banca ricorrerà al Fondo di solidarietà.

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