Politica economica

Pil, la crescita balza da +0,6 a +0,9%

Dopo Pasqua la variazione al rialzo sarà nel Def. Ma il Tesoro resterà prudente

Pil, la crescita balza da +0,6 a +0,9%

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti lo aveva annunciato pochi giorni fa da Cernobbio. Aveva spiegato che le stime di crescita per il 2023 sarebbero state riviste al rialzo, perché l'approccio del Mef è sempre «prudente» e «cautelativo», e spesso viene «superato dalla realtà». Ora la variazione al rialzo sarà messa nero su bianco nel Def, il Documento di Economia e Finanza, atteso in Consiglio dei ministri martedì. Secondo fonti del Mef il Pil tendenziale sul 2023 si attesterà allo 0,9%, superiore rispetto allo 0,6% programmatico indicato nella legge di bilancio di novembre scorso, quando si stimava una crescita «rivista al ribasso» e una «perdita di slancio dell'attività». Il deficit a livello tendenziale sarà invece indicato 4,35%, anche questo migliore del 4,5% programmatico stimato dalla Nadef dello scorso novembre. Ma dal ministero fanno sapere che anche per il Def l'approccio sulle stime relative alla crescita e all'indebitamento resta «prudente», in linea con l'interlocuzione con l'Unione europea. Resta essenziale per Palazzo Chigi proseguire sulla strada della «serietà» nelle previsioni sui conti pubblici italiani e sul debito, anche e soprattutto agli occhi di Bruxelles. Anche perché la via indicata dal Def oggi delinea anche l'orizzonte entro cui sviluppare la prossima manovra finanziaria, al netto di modifiche e aggiustamenti.

Del resto conti pubblici e debito si incrociano con la sfida urgente del Pnrr, potenziale leva della crescita da qui al 2026. Ma si intrecciano anche con il serrato confronto europeo sulle modifiche al patto di stabilità. La partita si gioca sul debito degli Stati, e il dito è già puntato dai falchi su Paesi come l'Italia, sotto attacco della prima linea dei «rigoristi», in testa la Germania. Più che il superamento del Patto, Berlino ora ipotizza, per gli Stati a rischio, l'obbligo di tagliare dell'1% annuo il rapporto tra il debito e il Pil, mentre l'idea iniziale della Commissione Ue era di considerare la spesa in piani quadriennali tenendo conto dell'analisi sulla sostenibilità del debito.

A Roma il miglioramento dei dati sulla crescita che verrà messo nero su bianco nel Def potrebbe consentire margini di spesa ulteriori per il governo, che significano risorse aggiuntive per i provvedimenti e le riforme. I tecnici del Mef stanno limando le cifre in vista del consiglio di martedì, con l'Ufficio parlamentare di bilancio - organismo dovrà validare i conti del Def - che ha trasmesso i suoi rilievi sul quadro macroeconomico tendenziale provvisorio 2023-26 inviato dal Mef lo scorso 20 marzo. Subito dopo il via libera del Cdm, il Def arriverà in aula alla Camera metà di aprile.

«L'economia italiana mostra segnali di ripresa moderata nel primo trimestre del 2023, dopo il rallentamento degli ultimi tre mesi dello scorso anno, mentre l'inflazione è in calo», evidenzia la nota del Upb sulla congiuntura di aprile. L'incertezza si riduce nel breve termine, mentre nel medio periodo «prevalgono i rischi al ribasso sulla crescita e al rialzo sull'inflazione».

Ma segnali di miglioramento sul fronte dei prezzi e della crescita ci sono, secondo l'indagine della Banca d'Italia sulle aspettative nel primo trimestre: «Nell'ultimo anno i prezzi praticati dalle imprese hanno continuato a crescere a ritmi sostenuti ma, per la prima volta dalla fine del 2020, rallenterebbero nei prossimi 12 mesi in tutti i comparti».

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