Il pil torna a crescere dopo anni, ma è strage di pmi

Primo aumento del pil dal 2011. Confesercenti denuncia la moria delle imprese: meno 17723 unità nei primi due mesi dell'anno

Il pil torna a crescere dopo anni, ma è strage di pmi

Sono dati contrastanti quelli che giungono dall'Istat e dalla Confesercenti. Mentre l'istituto di statistica comunica che nel quarto trimestre del 2013 il pil italiano è tornato a crescere dopo ben nove rilevazioni consecutive con il segno meno, l'associazione che rappresenta moltissime pmi parla, per il 2014, del peggiore avvio degli ultimi quarant'anni.

L'Istat rileva infatti che negli ultimi tre mesi dell'anno appena concluso il prodotto interno lordo è cresciuto su base congiunturale per la prima volta dal giugno 2011: la variazione rispetto al terzo trimestre del 2013 è di + 0.1%, mentre su base annua si nota un calo dello 0,9%. Quest'ultimo dato, nonostante la conferma del dato congiunturale, rivede leggermente in peggio quello tendenziale, la cui previsione era di - 0,8%, costituendo comunque il calo più contenuto dal 2011. Tuttavia nel 2013 il Pil è sceso complessivamente dell'1,8%, in leggero miglioramento rispetto alle stime che parlavano di un calo dell'1,9%: nel 2012 il calo era stato di 2,4 punti percentuali.

Guardando all'area euro, negli ultimi tre mesi del 2013 il Pil è invece cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2012. In termini congiunturali, il Pil è aumentato dello 0,7% nel Regno Unito, dello 0,6% negli Stati Uniti, dello 0,4% in Germania e dello 0,3% in Francia; analizzando il dato tendenziale, invece, si nota una crescita del 2,8% nel Regno Unito, del 2,5% negli Stati Uniti, dell'1,4% in Germania e dello 0,8% in Francia.

Nelle stesse ore, però, Confesercenti rendeva noti dati molto meno rassicuranti per quello che riguarda l'andamento dell'economia per le piccole e medie imprese: per il terziario i primi due mesi del 2014 hanno rappresentato il peggiore avvio degli ultimi quarant'anni, con oltre 29.000 cessazioni di attività nei settori di commercio, turismo e intermediazioni commerciali. L'Osservatorio di Confesercenti comunica che il saldo finale è negativo per 17.723 unità, con Roma che ottiene la maglia nera nella triste classifica delle chiusure. A cessare l'attività sono stati soprattutto imprenditori di più di cinquant'anni, mentre le nuove aperture si registrano soprattutto tra i giovani e gli stranieri.

Segnali negativi arrivano anche da settori che finora stavano registrando progressi in controtendenza con l'andamento generale, come quello degli ambulanti, che per il periodo rilevato ha perso ben 529 unità, o quello dell'e-commerce, dove si sono registrate perdite per 389 unità. Tra le imprese del turismo, ad andare peggio sono i settori della ristorazione e dei bar, con decine di imprese che ogni giorno sono costrette a chiudere i battenti. "Il 2013 è stato l'ennesimo anno di crisi piena, con un calo del Pil e, soprattutto, dei consumi peggiore del previsto.

", si legge nella nota di Confesercenti, "Un'eredità pesante, che nei primi due mesi del 2014 ha portato ad una vera e propria emorragia di imprese nei settori del Commercio, del Turismo e dell'Intermediazione: dopo l'ennesimo Natale fiacco, molti imprenditori hanno ritenuto di non affrontare l'anno, con il suo carico di spese ed adempimenti fiscali, scegliendo invece la strada della chiusura."
Un calo della domanda, quello rilevato in questi dati, contro cui Confesercenti chiede al governo di intervenire con tempestività ed efficacia.

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