Popolare Milano, finisce l’era dell’associazione «Amici»

Si scioglie l’avamposto che per anni ha trattato con il vecchio vertice della banca per conto dei dipendenti-soci. Sileoni (Fabi): "Ora una nuova realtà unitaria". Alta tensine sugli esuberi, la banca nega le buonuscite

Bpm
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L’associazione Amici di Bipiemme finisce di esistere. La storica «costola» della cooperativa lombarda, che per decenni aveva fatto da stanza di compensazione tra il vertice di Piazza Meda e le istanze dei dipendenti soci, ieri si è auto-sciolta. Mandata in frantumi prima dal pressing di Consob e Bankitalia ai tempi della battaglia che ha portato alla consegna di Popolare Milano ad Andrea Bonomi, poi dal nuovo corso industriale predisposto dall’amministratore delegato Piero Montani sotto l’occhio della Vigilanza.
Così ieri l’assemblea dei delegati degli Amici- scivolata nel tardo pomeriggio proprio per l’indisponibilità della banca a concedere gli spazi per la riunione durante l’orario di lavoro - ha approvato all’unanimità la proposta di scioglimento dell’associazione presentata dallo stesso consiglio direttivo: 30 i presenti. Tra settembre e ottobre si esprimeranno invece direttamente gli iscritti tramite un referendum.
A spezzare gli Amici sono state anche le rese dei conti sindacali interne a Bpm, dopo lo scontro per prendere la guida della banca tra Bonomi e Matteo Arpe e la nascita di «Arco», la nuova realtà associativa promossa dalle delegazioni interne di Fabi e Fiba per tagliare i ponti con il passato e dissociarsi dalle scelte di Uilca e Fisac, sancendo anche una rigida separazione tra l’attività sindacale e quella associativa.
Il testamento spirituale degli «Amici» dovrebbe tuttavia essere raccolto da una nuova realtà. E il leader nazionale della Fabi, Lando Maria Sileoni, ha già lanciato un preciso segnale politico: «Un secondo dopo che gli Amici si saranno sciolti siamo pronti a sederci al tavolo con le altre organizzazioni sindacali per far nascere una nuova associazione unitaria, con l’obiettivo di superare le diversità e difficoltà nate nel passato e ancora presenti e di non buttare a mare la rappresentatività dei dipendenti-soci all’interno del modello cooperativo di Bpm».


Il richiamo all’unità di Sileoni cade in una fase estremamente delicata per i dipendenti di Piazza Meda, impegnata nella «ricostruzione-risanamento» impostato da Montani ma anche con un piano industriale che prevede 700 esuberi e la rottamazione di un contratto integrativo finora molto generoso: ieri il responsabile delle Risorse umane Gianni Rossi avrebbe inoltre ribaditi al primo tavolo sindacale come Bpm non intenda concedere «buonuscite» al personale che accederà al fondo esuberi. Un diktat che i rappresentanti dei lavoratori respingono con forza. L’incendio in Bpm è a un passo dal divampare.

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