«Le Poste sul mercato per un'Italia più moderna»

L'ad Caio conferma 8mila future assunzioni Renzi: «Abbiamo tolto l'azienda dalla politica»

«Se credete nell'Italia, credete anche in Poste Italiane». Si è aperta all'insegna di questo slogan la presentazione a Piazza Affari della quotazione dello storico gruppo dei recapiti. Con il debutto del titolo atteso tra il 26 e il 27 ottobre, nei prossimi dieci giorni l'ad Francesco Caio e il premier Matteo Renzi si giocano tutto, compresa la credibilità di un governo che sta facendo di questa privatizzazione una bandiera, un metro della propria capacità di riformare il Paese. Sul piatto il Tesoro metterà in vendita tra il 34,7% e il 38,2% del capitale ad un prezzo fissato tra 6 e 7,5 euro, mossa che porterà nelle sue casse al massimo 4 miliardi. E molto dipenderà dalla risposta del mercato: dal piccolo investitore (cui è riservato un 30%), ai grandi istituzionali che copriranno il 70% dell'offerta. Sarà dunque cruciale la loro risposta nei prossimi giorni, in particolare nelle piazze finanziarie che Caio passerà in rassegna: da New York a Londra (dove sarà oggi l'ad), passando per Parigi e Francoforte.

Ma quali sono le carte su cui punta l'azienda? Un marchio storico e riconoscibile, una clientela ampia e stabile (33 milioni di clienti), un piano che punta alla crescita degli utili, flussi di cassa positivi e lo sviluppo di alcuni business molto remunerativi. In primis l'e-commerce, ma anche il risparmio gestito. Il tutto condito da 8mila nuove assunzioni nei prossimi 5 anni (che non hanno impedito a un piccolo gruppo di dipendenti di manifestare davanti alla Borsa). E da numeri positivi: le Poste si presentano in Borsa con 15,9 miliardi di ricavi e 435 milioni di euro di utile al 30 giugno. Inoltre, entro la metà del 2016 è previsto l'incasso di 2,8 miliardi di crediti verso la pubblica amministrazione (1,6-1,7 miliardi entro l'anno).

Tra le note “dolenti“, analisti e prospetto sottolineano il rischio regolatorio legato ai settori di sviluppo; ma anche una politica di remunerazione limitata al 2017: «Per quest'anno e il prossimo il gruppo ha annunciato l'intenzione di distribuire non meno dell'80% dell'utile consolidato. È una politica limitata nel tempo», ha ammesso l'ad, «perché abbiamo un piano industriale che cambia natura, ma genera anche cassa».

Tra i potenziali rischi anche la partecipazione nella Banca del Mezzogiorno e il mancato via libera Ue al contratto di programma, su cui c'è però, rassicura Caio, «una comfort letter» che non solleva criticità. Basterà per fare di Poste quello che Matteo Renzi, nel sottolineare che prima l'azienda «era succube della politica, ora risponderà al mercato», ha definito un «campione nazionale al pari di Eni ed Enel»?

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